Perugia, 24 settembre 2010 - Svetlana Kovchnikova morì a causa della complicazione di una broncopolmonite e non massacrata di botte. Prima però venne sottoposta a violenza e, probabilmente già morta o in fin di vita, trascinata sotto la pensilina dell’autobus, accanto alla questura.

 

Dante Brunetti, l’ex marito, rimasto per 101 giorni in cella con l’accusa di omicidio volontario, non uccise nessuno. Perché la morte della donna fu dovuta a cause naturali e non traumatica, come ipotizzato nella relazione preliminare consegnata al pubblico ministero.

 

Colpo di scena nell’inchiesta sul "presunto" omicidio della badante russa avvenuto il 14 giugno scorso: il consulente del pm, il dottor Sergio Scalise, ha infatti depositato la relazione su cause e tempi della morte, accreditando la tesi della broncopolmonite. Nell’elaborato però resta ferma l’ipotesi che la donna fu sottoposta a violenza — ci sono lesioni anche ai genitali tali da far presupporre un rapporto violento — anche se non in concomitanza con l’evento-morte.

 

Il pm Angela Antonella Avila — titolare delle indagini svolte dalla squadra mobile — ha immediatamente chiesto la scarcerazione dell’indagato al giudice Claudia Matteini che ieri, intorno alle 13, ha disposto la remissione in libertà del custode sessantenne del cimitero di Ponte Felcino essendo venuto meno il quadro indiziario dell’omicidio e allo stato non essendoci elementi tali da addebitargli le presunte violenze. Brunetti peraltro non è mai stato indagato per violenza sessuale. Sembra infatti che anche i capelli trovati nell’auto dell’indagato siano in realtà peli di cane e non riconducibili a Svetlana.

 

Ma nella consulenza medico-legale viene delineato un quadro di condizioni di vita della donna sul quale sono in corso ulteriori accertamenti da parte degli investigatori. Svetlana infatti non sarebbe stata soccorsa e trasportata in ospedale quando ha iniziato a sentirsi male per le complicazioni della polmonite: come se fosse vissuta in uno stato di abbandono, trascuratezza e violenze fisiche.

 

L’aggressore o gli aggressori potrebbero quindi averla portata sotto la pensilina, spaventati per quello che era accaduto. Un mistero ancora tutto da chiarire. Il delitto fu scoperto all’alba di un lunedì da un netturbino. La polizia ricostruì che la donna aveva lasciato l’abitazione in affitto il sabato precedente (accanto al corpo vennero trovate le valige). Quattro ore dopo Brunetti fu portato in questura e alle 20 della sera firmato l’ordine dei fermo per l’omicidio dell’ex moglie.

 

Arresto convalidato dal giudice e poi confermato dal tribunale del Riesame nonostante il custode del cimitero, difeso dagli avvocati Lino Ciaccio e David Furia — si era sempre proclamato innocente. Nel corso delle indagini emerse un particolare anomalo e che ora potrebbe essere rivalutato sulla base della consulenza medico-legale: l’assenza di cuscini dal divano di casa, rivenuti nei cassonetti, sporchi di urina.