Perugia, 8 agosto 2013 - L’ASSEGNO mensile post-separazione gli costerà caro: ottomila euro al mese all’ex fidanzata. Una cifra-record che tiene conto non soltanto del periodo in cui la coppia è stata sposata, (circa tre anni) ma anche o soprattutto dei precedenti otto anni di convivenza sotto lo stesso tetto. E’ un provvedimento «apripista» quello del Tribunale civile di Perugia firmata dal presidente Aldo Criscuolo, che sancisce che ai fini della liquidazione dell’assegno di mantenimento al coniuge conseguente alla separazione, bisogna d’ora in poi tenere conto anche del periodo di convivenza e non solo del matrimonio.
 

NON C’È bisogno di ricordare le lunghe lotte (ancora in corso) sul riconoscimento delle coppie conviventi non sposate, delle famiglie di fatto che spesso hanno diritti non garantiti per ciò che riguarda la scuola, il sociale, i figli e chissa cos’altro. Ora però, anche per le separazioni, scatta la «rivoluzione». Normalmente infatti – se così si può dire – si è sempre e soltanto tenuto conto degli anni di matrimonio nel calcolo dell’assegno di mantenimento.

CHI SONO i due protagonisti della vicenda? Lui rampollo di una nota e benestante famiglia perugina che ha ereditato un patrimonio immobiliare ingente. Lei coetanea del nord, ma che vive nel capoluogo da molti anni. I due vanno a vivere insieme in una casa in centro storico nel 2001 e dopo otto anni di felice convivenza decidono di fare il grande passo: e sono fiori d’arancio. E’ il 2009. Passano pochi mesi e l’anno dopo l’uomo eredita dai genitori appena scomparsi una parte di quel ricchissimo patrimonio che i periti della donna (difesa dall’avvocato Alessia Arcangeli) valuteranno in sede di separazione essere pari a quasi 20 milioni e mezzo di euro, con prestigiose proprietà oltre che nel capoluogo umbro anche nella Capitale.
 

IL LEGALE della moglie insomma, nel suo ricorso, non esita a definirlo ormai un «milionario». I fiori d’arancio pian piano però si appassiscono e tre anni dopo le nozze i due decidono di separarsi. O meglio secondo l’avvocato Arcangeli «è lui che abbandona il domicilio coniugale senza giustificato motivo». Ed è a questo punto che scoppia la battaglia legale sull’assegno di mantenimento.
 

E INFATTI anche se nella dichiarazione dei redditi prodotta agli atti, l’uomo indica un reddito di circa 120mila euro, il legale della ex moglie sostiene — e il giudice le darà ragione — che da quel patrimonio ereditato dalla famiglia può ricavare una rendita di circa un milione di euro annui (90mila al mese). Ma oltre a questo, secondo l’avvocato di lei, il rampollo una volta abbandonata la donna la lascia in uno stato di indigenza.
 

INUTILE ricordare che la controparte abbia sostenuto la tesi opposta e soprattutto il fatto che l’uomo non avesse un tenore di vita elevato, anzi proprio il contrario. E questo sopratutto prima del matrimonio (visto che non aveva ancora ereditato nulla). Elemento di cui i giudici non hanno tenuto conto. E non è bastato neanche che il marito sostenesse il tradimento della ex moglie. Niente da fare.
 

COSÌ il presidente Aldo Criscuolo ha stabilito con provvedimento temporaneo ed urgente che l’assegno mensile da versare alla donna fosse, ebbene sì, di 8mila euro al mese. Ordinanza confermata dopo il reclamo alla Corte di appello di Perugia. Ora i due andranno in causa (che durerà probabilmente anni) e che comunque non avrà effettin retroattivi. Tra l’altro l’innovativa pronuncia perugina trova conferma in una sentenza di questi giorni della Cassazione, la prima in Italia, che per l’assegno di mantenimento ha tenuto conto del periodo di convivenza precedente al matrimonio.

Michele Nucci