Viareggio, 15 ottobnre 2010 - Un'articolata associazione criminale, finalizzata alla ricerca illecita, all'impossessamento e alla ricettazione di reperti archeologici provenienti da scavo clandestino è stata sgominata dai carabinieri a tutela del patrimonio culturale. L'operazione, denominata 'Denariò, è stata condotta a Roma, Camaiore, Pontecurone, Mantova e Vetralla dove militari del Reparto Operativo TPC, in collaborazione con personale dell'Arma territoriale, hanno tratto in arresto due persone, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, e sottoposto a misure cautelari personali altre tre persone.
L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, ha permesso il deferimento in stato di libertà di 35 (trentacinque) persone collegate, a vario titolo, con il gruppo criminale e l'individuazione dei promotori del sodalizio attraverso controlli alle mostre, pedinamenti, mirati servizi di osservazione ed attività tecniche.
Le cinque persone colpite dai provvedimenti, avvalendosi di referenti locali, in particolare in Lazio, Puglia e Campania, hanno ricevuto reperti e monete procacciate clandestinamente da una vasta rete di «tombaroli» e «cercatori», poi rivenduti, a volte dopo appositi trattamenti tecnici per esaltarne la buona qualità e l'ottimo stato di conservazione, a collezionisti e mercanti nazionali (soprattutto in Piemonte e Lombardia) ed esteri (principalmente in Svizzera e San Marino).
Le conferme delle ipotesi investigative sono emerse, nel tempo, da finalizzate attività di perquisizione e sequestro effettuate dai militari. Le varie operazioni hanno consentito il recupero, complessivamente, di oltre 5000 monete antiche di varia epoca e tipologia, di 1000 reperti archeologici di diversa natura e di 38 metal detector, per un valore complessivo di oltre tre milioni di euro. Il complesso dei riscontri così ottenuti ha permesso di delineare l'organigramma della struttura criminale, con compiti e mansioni differenziati.
Oltre ai "cercatori", sono stati individuati: soggetti incensurati che avevano il compito di occultare e detenere reperti illecitamente acquisiti; artigiani che producevano monete false da mescolare a quelle autentiche; commercianti di metal detector ed esperti di materiale elettronico che, oltre a vendere le attrezzature, le "testavano" e le utilizzavano per ricerche illecite; liberi professionisti e appassionati collezionisti, che compravano consapevolmente oggetti archeologici di provenienza illecita.
Le consulenze tecniche sui beni in sequestro hanno evidenziato il particolare pregio, sia storico-scientifico che puramente venale, di molte monete recuperate, tra cui: numerose serie di denari in argento di età repubblicana della zecca di Roma, posta sul Campidoglio, negli ambienti del tempio di Giunone Moneta, "firmati" dai magistrati monetali responsabili della produzione; le serie monetali di Selinunte in Sicilia, con pezzi fusi e coniati del V e IV secolo a.C., ovvero all'inizio della comparsa della moneta nei mercati, quindi di estremo interesse storico
e numismatico; monete medievali di città italiane dal XII al XV sec. (tra cui Lucca, Firenze, Bologna, ecc.), che spesso testimoniano la ripresa e l'espansione dei traffici commerciali di una città.
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