Viareggio, 14 marzo 2014 - PIANO decennale per il risanamento dei conti, e richiesta di aiuto al Fondo di rotazione ministeriale per 20 milioni. Queste sono le ipotesi che circolano in comune per tappare la falla scoperchiata dai revisori dei conti, in attesa della scudisciata finale dell’ispettore del Mef. Perché 10 anni e 20 milioni? Semplice, sono il massimo temporale e monetario consentito dal Tuel, Testo unico enti locali. A dimostrazione della gravità inaudita della voragine, che riguarda un «paesone» di 64 mila abitanti e non una grande città come già accaduto a Catania, Alessandria e prossimamente Roma.
VEDIAMO dunque che succederà al comune e ai viareggini ammesso che il piano di risanamento annunciato dall’assessore Bertoli venga accolto dal ministero. Il comune e le partecipate sono in una situazione che esula dalle norme di rientro del disavanzo in tre anni (articoli 193 e 194 del Tuel). Per le decine di milioni di Viareggio serviranno i 10 anni massimi consentiti dal Tuel. Definita la situazione di deficit strutturale (articolo 242 Tuel), in base al 243 Viareggio sarà assoggettata al controllo centrale dello Stato in materia di personale (prepensionamenti), e di copertura del costo dei servizi come l’acqua e lo smaltimento rifiuti. Al comma 3 bis scatta l’obbligo della clausola di salvaguardia dei contratti di servizio con le partecipate: in caso di deficit strutturale va ridotto il costo del personale delle società, anche con messa in mobilità e licenziamento: tempi duri per Patrimonio, Centro congressi e annessi.
L’ARTICOLO 243 bis stabilisce le norme di accesso, con deliberazione consiliare, alle procedure di riequilibrio finanziario pluriennale: il primo passo per piano annunciato da Bertoli.La deliberazione sospende le esecuzioni forzose dei creditori, ed entro 60 giorni il consiglio deve perentoriamente approvare il piano di risanamento che al massimo può essere decennale (compreso l’anno in corso). Tale piano conterrà: le misure correttive; la ricognizione del disavanzo e dei debiti fuori bilancio; l’indicazione della percentuale annuale di ripiano. Si noti che tali cifre risulteranno dal consuntivo 2013, che dovrà contenere il disavanzo reale e non quello finora edulcorato dall’occultamento di perdite e debiti nei bilanci delle partecipate. Scatta da quest’anno infatti l’obbligo del bilancio consolidato con le partecipate, e questo ha dato il via alle terrificanti relazioni dei revisori dei conti, che in passato non avevano tale potestà. Dai dati 2013 reali sarà facile superare i 5 paranetri su 10 previsti dal ministero per l’accertamento del deficit strutturale.
PER OTTENERE il rientro il comune può: deliberare tasse e tariffe al massimo anche oltre eventuali sconti di legge; è soggetto ai controlli centrali su spese e personale; è tenuto alla rigorosa riduzione delle spese correnti; può assumere mutui purché abbia fissato le tasse al massimo e abbia avviato un piano di alienazioni. La tendenza attuale della Corte dei conti però è di inserire con previsione zero il gettito delle alienazioni: solo se ci sarà un reale incasso, questo sarà portato in bilancio a riduzione del disavanzo pluriennale. Il comma 9 prevede che, ottenuti gli aiuti di Stato, il costo di personale deve essere ridotto eliminando qualsiasi tipo di premio anche ai dirigenti, la spesa per servizi del 10% nel primo triennio, la spesa per trasferimenti del 25% nel primo triennio. Fatti salvi i precedenti eventuali mutui, blocco totale dell’indebitamento.
PERCHE’ dunque la giunta pensa a chiedere 20 milioni, da restituire in 10 anni a tasso agevolato, al Fondo di rotazione ministeriale? Perché l’aiuto massimo dell’articolo 243-ter comma 3 del Tuel è fissato in 300 euro procapite e, se accolto, per i circa 64 mila viareggini vale 19 milioni e 200 mila euro arrotondabili: a questo punto anche le residenze di comodo fanno pro. Ma attenzione al 243-quater comma 7: la mancata presentazione del piano di rientro entro i termini, o la sua non accettazione, l’accertamento di violazioni sul rispetto del piano da parte della Corte dei conti, o il mancato riequilibrio a fine periodo, fanno scattare l’obbligo di deliberazione del dissesto entro 20 giorni. Decorsi i quali il dissesto scatta d’ufficio e allora addio burattini e suonatori.
© Riproduzione riservata