REDAZIONE VIAREGGIO

Carnevale, Malfatti narra l'odissea del Pianeta X

Il carro come un doppio viaggio, nello spazio e nella propria intimità

Franco Malfatti con il modellino della sua opera

Viareggio, 17 gennaio 2017 - E’ un salto nel futuro lontano o dentro noi stessi. Il messaggio che Franco Malfatti vuol dare con il suo carro ‘Il pianeta X’ è sostanzialmente questo. Ognuno di noi può vedere nell’enorme astronauta che spunta dal suolo del pianeta, che non c’è, un elemento di interrogazione. Siamo tutti condizionati dalle politiche scellerate ed egoistiche di pochi che metteno a repentaglio la vita sulla Terra.

Franco, in quale pianeta ci porta la tua costruzione? "E’ ormai chiaro, e lo si vede bene nel mio carro che l’uomo è da sempre portatore di gravi disagi interiori e, a lungo andare, di vere catastrofi ambientali. L’immaginazione mi ha portato a concepire un qualsiasi essere umano a doppia faccia. La prima accomodante e benefica, la seconda terrificante. E se un domani riusciremo a colonizzare un altro pianeta, allora ripresenteremo in quella occasione il nostro vero volto, che purtroppo sappiamo essere quello di un vero mostro che riconduce un habitat vergine alla distruzione. Non è un segnale o un messaggio negativo o avverso: è solo la realtà come abbiamo imparato a conoscere. Il carro lancia una lettura importante perchè oltre a dare un impatto visivo a tutto tondo, con il casco dell’astronauta che gira e nel quale si susseguono il volto rassicurante e quello malvagio, vi si ritrova l’intimo, il dentro sè stesso, l’ elemento confidenziale».

La simbologia dello spazio è quindi vista in doppio ruolo. "Il viaggio immaginario andrebbe prima fatto dentro l’intimo di ciascuno di noi. Nel volere diffondere un messaggio di speranza, credo che il Carnevale sia il luogo ideale nel quale farlo. Insieme alla denuncia, in forma artistica, di quanto sta succedendo e accadrà sempre di più in futuro. Anche le musiche che accompagnano il carro sono di carattere misterioso e la coreografia è affidata a cento mascherati da alieni che intratterrano il pubblico".

Walter Strata