Viareggio, 1 settembre 2017 - VITA da tassista. Blindata. Come in una clausura con le ruote, e il conducente che fa da confessore al malcapitato turista. Storie ordinarie di piazza Dante.
«C’ERA UN BAMBINO – racconta Claudio Carmazzi, da sette anni in giro col radiotaxi – in mezzo a una delle scene più assurde che ho visto qua. La mamma aveva lasciato la bicicletta appena fuori dall’ingresso della stazione, col figlio rimasto a fare da guardia. Il tempo di entrare nel salone della biglietteria, che un nord africano ha preso la bicicletta tentando di svignarsela. Solo le grida del bambino lo hanno fatto desistere dal tentativo di furto, qualche metro più in là. Piazza Dante è lo specchio di una Viareggio in cui il degrado è totale». Racconti di chi è in frontiera ogni giorno. Massimiliano Carmazzi prosegue: «Giusto una settimana fa, sul viale a mare, mi è capitato di far salire in taxi una coppia di ragazzi pisani avvolti negli asciugamani. Erano al mare e gli avevano portato via tutto, erano rimasti solo coi teli da spiaggia. E come dimenticare quella famiglia francese che, sempre sulla spiaggia, ha subìto il furto delle borse. Loro a Viareggio non torneranno più, e si può ben capire perché».
SE PIAZZA D’Azeglio è rinomata per i bivacchi, nella zona della stazione regna il Far West con bande di malintenzionati – maghrebini soprattutto, secondo i tassisti – che a volte si fronteggiano con coltelli o bottiglie rotte. Ultimo fattaccio, due giorni fa. «Fra le 6,30 e le 7,30 – Carmazzi è sgomento – si presentano i primi gruppetti. Alcuni spuntano dalle vie vicine mentre altri, che forse dormono sui treni, escono direttamente dalla stazione. Passano l’intera giornata, o quasi, a parlottare fra di loro e girano tante birre. Non ci danno fastidio, diciamo la verità, anche se per sicurezza ci chiudiamo dentro le nostre vetture, ma chiaramente mettono apprensione ai turisti. Alcuni dei quali si fiondano rapidissimi direttamente dentro al taxi anche nel bel mezzo della giornata». Così quando dai treni scendono i gruppi di venditori coi borsoni, poveracci del tutto innocui, la gente si preoccupa lo stesso. Brutta faccenda.
MA c’è un testimone storico della stazione ferroviaria e della ex bella piazza Dante. Alviano Checchi, oggi presidente della cooperativa Co.Ve.Tax, prima di fare il tassista ha gestito per 23 anni l’edicola accanto alla biglietteria: «La stazione era un fiore all’occhiello della città, poi da dieci anni a questa parte son cominciati a cadere i petali. L’insicurezza è palpabile e tutto ha avuto inizio da quando chi ci governa, a tutti i livelli, si è disinteressato dell’emergenza sicurezza e dell’immigrazione irregolare. Una volta era possibile attendere i turisti appoggiati ai cofani delle vetture, mentre adesso è meglio starsene chiusi dentro. Sia ben chiaro: noi attacchi fisici e diretti non ne abbiamo mai subiti, ma è sempre meglio esser previdenti perché la situazione può degenerare da un momento all’altro. Dopo tanti fatti di sangue in questi anni, vedere gruppi di venti o trenta sconosciuti che ciondolano a giornate intere, a pochi metri di distanza, suscita timore. E tanti turisti si lamentano, dicono che in alcune zone di Viareggio manca il necessario senso di sicurezza. La polizia e la polfer arrivano sempre quando c’è bisogno, ma l’effetto è insufficiente perché tanto il giorno dopo siamo punto e a capo. Bisognerebbe eliminare i punti di ritrovo degli irregolari, e soprattutto risolvere il problema alla radice facendo pagare veramente chi commette dei reati».
COSI’ i delitti di pochi, e il lassismo dello Stato, alla fine hanno gettato l’ombra del pregiudizio e della paura su tutti i migranti. Danneggiando gli onesti e i lavoratori. E piazza Dante resta il cuore della preoccupazione dei più. Anche dei tassisti. «Fino all’una di notte quando chiude il bar della stazione – conclude Massimiliano Carmazzi – queste persone sono una presenza fissa. Va avanti così da cinque anni, e mi chiedo perché il comune ha revocato l’ordinanza del commissario prefettizio. Con quella, per lo meno, dopo le 19 sparivano».