Livorno, 10 agosto 2015 - Dal 14 luglio Azzurra Agilli di 33 anni, disoccupata, con due bambini di 11 e 13 anni è senza una casa. É lei a chiamarci per raccontare la sua storia. «Mi sono separata da mio marito – inizia il racconto – e sia lui sia io siamo tornati a vivere dai nostri genitori. Lui è un ex operaio Trw in mobilità, io sono disoccupata. Il mio ex marito provvede tuttavia al mantenimento mio e dei nostri due figli». I problemi più seri per Azzurra sono però iniziati il 14 luglio quanto «dopo l’ennesima discussione con mio padre, con il quale i rapporti sono stati sempre problematici, il 14 luglio io e i miei figli siamo stati messi alla porta». La già difficile convivenza con la famiglia, più le condizioni della forzata coabitazione con i genitori e il fratello «in un alloggio delle case popolari – precisa Azzurra – di 47 metri quadrati a Corea» hanno innescato la miccia. Così ora Azzurra è senza un tetto. «Io ho anche dormito nei sottoscala e non mi importa se ho ricoveri di fortuna, ma i miei bambini non possono state in mezzo alla strada. Un po’ stanno con il padre, oppure in casa di amici che a turno ci ospitano e ci garantiscono pasti caldi. Mi sono decisa a rivolgermi al giornale La Nazione perché mi è stato detto che prende a cuore casi come il mio. Non so più cosa fare. Le istituzioni non hanno soluzioni per me».
L’assistente sociale che segue Azzurra ha scritto una relazione a Giovanni De Bonis, responsabile dell’ufficio casa del Comune. «Ma De Bonis quando mi ha ricevuta mi ha detto che per ora non ci sono soluzioni perché gli alloggi vuoti di risulta sono inutilizzabili perché da sistemare». Ma «io sono disposta a provvedere da me». Poi: «So che a famiglie straniere con figli sono stati assegnati alloggi per l’emergenza abitativa. Perché a me no, nonostante abbia fatto domanda? Nella graduatoria delle case popolari poi ho solo 5 punti». Intanto «l’assistente sociale ha chiamato i miei genitori per chiedergli di riprendermi in casa, ma la risposta è stata negativa». Conclude Azzurra: «Ho scritto all’assessore al sociale una mail per chiederle aiuto. Non mi ha mai risposto». Infine una precisazione per quanto riguarda l’ex presidente di Casalp Stefano Taddia. Il titolo virgolettato pubblicato l’8 agosto sulla sua relazione di fine mandato «I mali di Casalp, colpa dei Comuni» non è riferito alle sue dichiarazioni.