Quando calcio “pane e salame” non era una formula stantia ormai svuotata di ogni significato, c’era una società che era l’epitome di questo approccio genuino e scanzonato al pallone, fatto di attenzione ai bilanci, cura del settore giovanile e, perché no, ricerca del risultato. Era la Cremonese targata Domenico Luzzara ed Emiliano Mondonico, presidente-papà e allenatore-pigmalione. Nella Bassa, per altro, il salame è quasi una religione, seppure gastronomica. In quella squadra giovane e gagliarda sboccia il fiore di Gianluca Vialli.
L’oratorio come palestra
Il futuro centravanti di Sampdoria e Juventus, ragazzo di famiglia agiata, tifoso interista, tira i primi calci all’oratorio Cristo Re, a un paio di chilometri dal Torrazzo e dal teatro Ponchielli, simboli della placida città del torrone. Poco più distante lo stadio Zini, dove Vialli si farà notare, tanto da attirare l’attenzione di club più blasonati della Cremo. La spunterà la Sampdoria della vecchia volpe Paolo Mantovani, che da allora avrà una corsia preferenziale nella strada che porta ai talenti cresciuti in grigiorosso, soppiantando la Juventus, tradizionale meta d’arrivo delle promesse bassaiole. Chi ha giocato a pallone con il Vialli oratoriano lo ricorda già ossessionato dal gol, anche se ancora da sgrezzare tatticamente. “Prendeva il pallone dal portiere e cercava di andare in rete dribblando tutti. E a volte ci riusciva”, ricorda un vecchio compagno delle partite infinite fra le mura del centro parrocchiale.
Il maestro Mondonico
Ben presto la cornice dei tornei oratoriani diventa troppo stretta per l’ultimo team manager della Nazionale. E’ tempo di sbarcare nel calcio vero. A 13 anni Gianluca entra nel settore giovanile della Cremonese. Qui il primo ad affinarne le doti è Guido Settembrino, scopritore – al Travagliato – dei fratelli Franco e Giuseppe Baresi. Cascata di capelli ricci, fisico erculeo eppure capace di progressioni impetuose, tecnica di base già raffinata. Inizialmente, nelle giovanili ma anche nei suoi primi anni cremonesi, Vialli viene impiegato anche come tornante, dato che davanti c’è un vecchio pirata delle aree di rigori della cadetteria, Sauro Frutti. Il fiuto del gol, però, non manca. Dopo il debutto in serie C, Gianluca viene preso sotto l’ala protettiva da Emiliano Mondonico che, forse, rivede in lui il giocatore che avrebbe potuto essere, se avesse avuto un po’ più di testa.
Rotta su Genova
Negli anni della B l’ascesa è regolare, ma fragorosa. 31 partite e 5 gol nell’81-82, a 18 anni, 35 e 8 l’anno dopo, 37 e 10 nell’83-84. Sono reti mai banali, spesso in acrobazia, rivelatrici del grande lavoro operato dal tecnico ma anche dallo stesso Vialli, infaticabile e perfezionista. Per i grigiorossi la stagione 83-84 è quella del ritorno in serie A, dopo 54 campionati di attesa. Anche Vialli approda nella massima divisione. Con un’altra maglia, però. La Sampdoria lo acquista per una cifra intorno ai 3 miliardi di lire. E’ l’inizio di una nuova storia, che porterà Gianluca a formare una partnership divenuta leggendaria con l’attuale commissario tecnico della Nazionale Roberto Mancini. E a vincere uno scudetto con il club blucerchiato nel 90-91. Il primo e, finora, unico per il Doria.