Milano - Lassù, nell'Olimpo dei numeri 9, sarà già impegnato in una chiacchierata con Paolo Rossi su come eludere il fuorigioco, sfuggire da un'asfissiante marcatura e gonfiare la rete. Gianluca Vialli è morto al Royal Marsden Hospital, la clinica di Londra dove era ricoverato per un tumore al pancreas, malattia che lo aveva aggredito nel 2017 e di cui non aveva mai fatto mistero affrontandola con coraggio e ironia. Appena la notizia si è diffusa, è stato un susseguirsi di messaggi di cordoglio e affetto: dal mondo dello sport, della politica e dello spettacolo, ma anche da tanta gente comune.
Un nuovo lutto travolge il mondo del calcio che solo pochi giorni fa ha pianto la scomparsa di Sinisa Mihajlovic, altro campione stroncato dalla medesima malattia. Nei giorni scorsi Gianluca Vialli da Cremona, 58 anni compiuti il 9 luglio scorso, aveva annunciato di doversi prendere una pausa con la Nazionale per un peggioramento della malattia che lo aveva costretto a un nuovo ricovero nella clinica britannica, dove trascorrerà il Natale attorniato dall'affetto dei familiari e dell'anziana madre.
Con Vialli se ne va uno dei più forti attaccanti italiani a cavallo degli anni '80 e '90, un giocatore moderno, potente e veloce, che a suon di gol (286 in 737 partite) ha scalato il mondo: dai primi passi nella sua Cremonese alla favola nelle Sampdoria di Boskov con l'altro "gemello del gol") Roberto Mancini, dalla Nazionale con quell'amaro terzo posto a Italia '90 fino alla Champions conquistata con la Juventus. L'ultima gioia nella notte di Wembley dove da capo delegazione della Nazionale italiana ha festeggiato il successo agli Europei 2020 nella finale contro l'Inghilterra.
L'abbraccio commosso con il "Mancio" resterà il suggello di un'avventura indimenticabile che ce lo aveva consegnato in una nuova veste: sensibile, intimo, ancorché istituzionale. Lascia la moglie Cathryn White Cooper, ex modella sudafricana conosciuta negli anni in cui giocava nel Chelsea e le due bimbe, Olivia e Sofia, nate dal loro matrimonio (2003). Gianluca Vialli non è più tra noi ma ci lascia in eredità i suoi gol, un carisma magnetico e la grande dignità nell'affrontare l'ultima battaglia. Ma soprattutto quel sorriso buono da ragazzo di provincia. il Royal Marsden Hospital di Londra,
Gli inizi alla Cremonese
Gianluca Vialli era nato a Cremona e prima di una parentesi con il Pizzighettone aveva mosso anche i primi passi. Dalla lì, qualche anno prima, aveva spiccato il volo un altro giovane, Antonio Cabrini, destinato ad alzare la Coppa del mondo nella notte magica del Bernabeu. E' il tecnico Guido Vincenzi a lanciarlo tra i professionisti nella stagione 1980-81: in serie C1 Vialli registra 2 presenze. In serie B il debutto arriva il 27 settembre 1981, in una gara persa 0-3 con la Sambenedettese. La consacrazione giunge nella stagione 1983-84 quando Vialli con 10 gol, contribuisce alla promozione in serie A della Cremonese allenata da Emiliano Mondonico.
La Samp dei "gemelli del gol"
Nell'estate 1984 passa alla Sampdoria e l'esordio in A sarà proprio contro la sua Cremonese, il 16 settembre. In quella stagione la squadra allenata da Eugenio Bersellini conquista la Coppa Italia, primo trofeo della storia blucerchiata. La vittoria della coppa gli permette di esordire nelle competizioni europee facendo registrare 4 apparizioni in Coppa delle Coppe (1985-86). Ma la vera svolta arriva nell'estate 1986 quando sulla panchina doriana arriva Vujadin Boškov, che dalla fascia destra lo porta al centro dell'attacco invertendolo di fatto con Roberto Mancini. E' la mossa che farà sbocciare i "gemelli del gol", coppia prolifica sul campo e fuori cementata dall'amicizia. Gianluca Vialli si conferma uno degli attaccanti più forti del campionato, porta la Samp a vincere altre due Coppe Italia.
Coppa delle Coppe e scudetto
Ormai la Samp di Boskov è una realtà del campionato italiano, capace di fare concorrenza alle grandi potenze. Nella stagione 1989-90 Vialli è protagonista della vittoria doriana in Coppa delle Coppe: è lui il capocannoniere della competizione con 7 reti, due delle quali realizzate nella finale di Göteborg contro l'Anderlecht. La vera consacrazione arriva nella stagione successiva (1990-91) con lo scudetto, il primo e fin qui unico nella storia del club ligure: quell'anno Vialli risulterà capocannoniere con 19 reti.
La doppia delusione
Nella vita di un campione ci sono anche grandi delusioni. E' quella che Gianluca Vialli prova la notte del 20 maggio 1992 nella finale di Coppa Campioni contro il Barcellona di Johan Cruyff. Una punizione di Ronald Koeman a nove nove minuti dal termine dei supplementari pone fine al sogno doriano di alzare la Coppa "dalle grandi orecchie" (che dall'anno successivo si chiamerà Champions). E' il secondo duro colpo da incassare per Vialli e l'amico Mancini, reduci dall'amaro terzo posto ai Mondiali di Italia '90.
Juventus e Champions
Nell'estate 1992 Vialli approda alla Juventus, dopo aver resistito al corteggiamento di Silvio Berlusconi che lo avrebbe voluto nel suo Milan. Con Roberto Baggio reduce dalle "notti magiche", Fabrizio Ravanelli e un giovanissimo Alex Del Piero l'attacco bianconero fa paura: arriva una Coppa Uefa ma Vialli fatica più del dovuto. La rinascita coincide con l'arrivo di Marcello Lippi sulla panchina bianconera: complice l'infortunio di Baggio, Vialli (che dal "divin codino" eredita la fascia di capitano) diventa il fulcro dell'attacco e il vero leader della squadra: quell'anno (1994-95) conquista il secondo scudetto della carriera e la quarta Coppa Italia della propria carriera. La rivincita Gianluca Vialli se la prende quattro anni più tardi: da capitano alzerà la Champions League nella finale di Roma (22 maggio 1996) contro l'Ajax: a decidere un gol di Ravanelli.
Chelsea e Watford
Il 12 febbraio 1998 subentra a Rud Gullit nel ruolo di allenatore-giocatore del Chelsea: vincerà Coppa di Lega e Coppa delle Coppe e chiuderà al quarto posto in Premier League. L'anno successivo vince la Supercoppa UEFA battendo 1-0 il Real Madrid e chiude conclude al terzo posto in campionato (quest'ultimo il miglior posizionamento della squadra dal 1970 in poi), a soli quattro punti dal Manchester United. Nel 1999 decide che la sua carriera da calciatore può dirsi conclusa. Quell'anno porta il Chelsea, alla sua prima apparizione in Champions League, fino ai quarti di finale dov'è eliminato dal Barcellona. In campionato chiude al quinto posto ma si consola vincendo la FA Cup nella finale vinta contro l'Aston Villa. Verrà licenziato il 12 settembre 2000, dopo cinque partite dall'inizio dell'a stagione: al suo posto Claudio Ranieri. Il 3 maggio 2001 accetta la proposta del Watford di Elton John che milita nella First Division inglese: dopo il 14° quattordicesimo posto in campionato, viene licenziato il 15 giugno 2002.
Il ritorno in azzurro e la notte di Wembley
Nei quindici anni successivi Vialli diventa commentatore e opinionsta tv a Sky. Poi nell'ottobre 2019, pochi giorni dalla delusione per il mancato accordo con Ferrero per l'acquisizione della Sampdoria, accetta l'offerta del presidente Gabriele Gravina ed entra nei ranghi della FIGC come capo delegazione della nazionale italiana. In questo ruolo festeggerà la vittoria dell'Italia dell'amico Roberto Mancini agll'Europeo 2020 nella finale vinta a Wembley contro l'Inghilterra.
Il lutto
La notizia della morte di Gianluca Vialli ha rapidamente fatto il giro del mondo. E le reazioni e le manifestazioni di cordoglio non si sono fatte attendere. "Ha vinto tutto da giocatore con le maglie di Sampdoria, insieme a Roberto Mancini, e Juventus, sollevando al cielo l'ultima Champions League conquistata dai bianconeri. E poi, da allenatore come vice di Mancini, il trionfo nella finale dell'Europeo a Wembley, l'11 luglio del 2021 contro l'Inghilterra. Un esempio per tutti, un grande uomo e un grande giocatore. Mi unisco al cordoglio della famiglia e dei suoi cari tutti. Ci mancherai Gianluca, a Dio" ha scritto su Facebook Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. "La Premier League è profondamente rattristata di apprendere della morte di Gianluca Vialli all'età di 58 anni. I nostri pensieri e le nostre condoglianze vanno alla famiglia e agli amici di Gianluca" si legge sull'account Twitter del massimo campionato di calcio inglese. "Resterai un esempio indelebile della nostra essenza, Luca Vialli" è il messaggio della Cremonese, di fatto prima squadra in cui ha militato Vialli. Un omaggio è arrivato anche dagli Ultras della Juventus, che mercoledì sera in occasione della partita Cremonese-Juventus hanno esposto lo striscione "Luca Vialli segna per noi": "Non ci riusciamo a credere, ma è così. Addio Luca. Sarai sempre nei nostri cuori" hanno scritto i tifosi bianconeri. "Prima di tutto è stato un avversario leale e forte in campo ci sono state tante battaglie quando io giocavo con il Genoa e lui con la Sampdoria. Ma è stato anche un compagno: insieme abbiamo condiviso l'esperienza del Mondiale 1986. Conosco molto bene la sua sensibilità, un ragazzo straordinariamente intelligente, cordiale e di compagnia. Stiamo parlando anche di una persone molto intelligente e di rara sensibilità. E diciamo che nel calcio questa non è una cosa comune" ha sottolineato l'ex calciatore Fulvio Collovati. "C'è già chi ti immagina tra Paolo e Vuja, felici di riabbracciarti ma altrettanto stupiti di rivederti così presto. Sì, presto Luca. Troppo presto. Dicono che non si sia mai pronti per salutare un compagno di viaggio e, purtroppo, è davvero così. Il tuo compagno di viaggio - come avevi deciso di chiamarlo - ti ha fatto scendere dal treno a 58 anni, strappando infame il tuo biglietto per nuovi orizzonti e traguardi. Un biglietto per la vita che, in fondo, valeva un po' per tutti i tifosi blucerchiati" è l'omaggio commosso e commovente della Sampdoria. "Di strada insieme ne abbiamo fatta parecchia, crescendo e cercando, vincendo e sognando - prosegue la società blucerchiata -. Sei arrivato ragazzino, ti salutiamo uomo. Ti ricorderemo ragazzo e centravanti implacabile, perché gli eroi son tutti giovani e belli e tu, da quell'estate 1984, sei stato il nostro eroe. Forte e bellissimo, con quel 9 stampato sulla schiena e il tricolore cucito sul cuore. Condottiero della Sampdoria più forte, in coppia là davanti con il tuo gemello Bobby Gol. In tre parole: uno di noi".