La carenza di osso mascellare, fino a qualche anno fa, rappresentava un serio ostacolo alla riabilitazione mediante implantologia osteointegrata. Di fronte a questa condizione clinica, molto spesso, l’odontoiatra era costretto a negare il ricorso alla chirurgia implantare proponendo una protesi mobile, oppure, nei casi clinicamente idonei, ad impiegare una metodica per innestare l’osso autologo (proprio del paziente) oppure tramite l’utilizzo di osso di animale opportunamente trattato per essere biocompatibile. Quest’ultima tecnica, oltre ad essere particolarmente invasiva e ad avere una percentuale di riuscita tra il 60% e l’82%, richiedeva almeno due interventi chirurgici piuttosto impegnativi e tempi di recupero lunghi.
I progressi in campo chirurgico nel settore odontoiatrico permettono, oggigiorno, nei casi clinicamente idonei, di restituire una nuova dentatura fissa anche a quei pazienti a cui manca osso.
Il dr. Cesare Paoleschi, chirurgo implantologo con oltre 30 anni di esperienza in chirurgia implantare, si occupa di riabilitazioni di casi che presentano forme estreme di atrofia mascellare.
Una delle tecniche solitamente adottata quando c’è la totale assenza di osso nell’arcata superiore è quella degli “impianti zigomatici”, impianti dentali di dimensioni più lunghi rispetto a quelli tradizionali che vengono inseriti direttamente nell’osso dello zigomo. Questa tipologia di osso, infatti, presentando un’ottima consistenza, permette l’integrazione degli impianti e la stabilità della protesi.
Le probabilità di successo di questa tecnica, che richiede un solo intervento chirurgico e disagi operatori molto contenuti, si attestano tra il 98 e 100%.
Un’altra metodica chirurgica implantare applicata alla riabilitazione delle gravi atrofie mascellari è quella degli impianti pterigoidei, spesso utilizzata simultaneamente alla metodica degli impianti zigomatici. Questi impianti “speciali” vengono inseriti nella regione della tuberosità mascellare dietro i molari superiori arrivando fino alle lamine ossee dello sfenoide. Quest’ultime sono molto resistenti e danno un’ottima stabilità all’impianto dentale.
Nei casi di atrofia importante ma non estrema, in cui cioè è presente ancora una parte del processo alveolare, è possibile ricostruire un’intera arcata dentale superiore o inferiore anche attraverso la tecnica All-on-Four (in italiano “Tutto su quattro”). Con questa metodica, il chirurgo inserisce quattro impianti endossei andando a sfruttare al massimo le zone dell’arcata dove il riassorbimento osseo è minore.
Le tre metodiche chirurgiche sopradescritte sono compatibili con la tecnica del carico immediato, grazie alla quale, nei casi valutati clinicamente idonei dal chirurgo, è possibile posizionare la protesi fissa nel giro di poche dall’intervento chirurgico.
Nel caso clinico di seguito raffigurato mediante panoramica dentale post operatoria è possibile notare l’impiego congiunto delle tecniche chirurgiche:
- impianti zigomatici e impianti pterigoidei nell’arcata superiore
- impianti dentali “All On Four” nell’arcata inferiore
Il Dr. Cesare Paoleschi è laureato in odontoiatria e protesi dentaria ed è iscritto all’albo degli odontoiatri della provincia di Lucca al nr.3. Visita e opera presso il suo studio professionale di La Spezia e presso i centri odontoiatrici Iris della Toscana. Esegue gli interventi più complessi presso la sala operatoria del centro chirurgico Iris di Viareggio (direttore sanitario dottoressa Silvana Ganghini, laureata in Medicina e Chirurgia).
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