Firenze, 24 aprile 2021 - Bene che vada è stato un problema di fretta, di distrazione. Sapete come vanno le cose nei parlamentini: arriva un emendamento, roba tecnica, nessuno ci capisce niente, in aula ci sono quattro gatti (proprio 4 nel caso in questione) e l’emendamento passa. Sciocchezze, una licenza perpetua di scaricare materiali, dunque anche di inquinare, contro cui lo Stato ha giustamente ricorso. Male che vada, c’è qualcosa che non quadra sia nella spinta "pilotata" alla riconferma del Capo di gabinetto, sia in questa fretta, in questa procedura abbreviata, nel merito di una decisione da terra dei fuochi legalizzata. Vedremo.
L’inchiesta Keu è appena partita, e come si sa il tempo delle indagini è ben lontano da quello delle colpe accertate. Però una cosa la si può dire fin d’ora sul fatto stesso dell’esistenza dell’inchiesta: che la Procura di Firenze, il procuratore Creazzo, hanno avuto coraggio. Certo, indagare su ipotesi di reato non è, o non dovrebbe essere, un optional per la magistratura. È il loro mestiere. Ma in questo caso la materia scotta, perché non c’è di mezzo un’infermiera che forse ha ucciso decine di pazienti o forse no, o industrie che forse hanno fatto cose terribili, o forse no (infatti, no). Pesci medi o grossi, certo. Ma non grossissimi come il crimine organizzato, la ’ndrangheta, e la politica.
Non una politica qualunque, ma quella che governa la Toscana da decenni, con un sistema immunitario inevitabilmente più forte delle realtà in cui il (benefico) ricambio di maggioranze rimescola scenari e riferimenti. Dunque, se non sappiamo come andrà a finire nei tribunali, di sicuro possiamo dire come è iniziata questa inchiesta: senza sudditanze o timori. Un dovere, certo. Con l’aggiunta, a quanto pare, di un elemento non scontato: il coraggio.