
Antonello Fassari
Arezzo 22 marzo 2019 - Da anni è testimonial del Fai, Il Fondo per l’ambiente italiano, “Chi fa Fai” ci scherza su e invita ad associarsi “ogni anno spende 4 milioni di euro solo per la manutenzione del patrimonio pubblico, sono soldi restituiti direttamente a noi”. Un appello in vista delle prossime giornate Fai di sabato e domenica. E’ diretto Antonello Fassari, da cinquant’anni sulle scene, ha attraversato la tv in programmi storici con “Avanzi” e “Tunnel” con la Dandini, la commedia italiana tra cinema e teatro dai grandi registi come Ronconi e Pasolini, alle grandi produzioni come “Romanzo Criminale” fino alle giovani generazioni. Lui, romano verace che, secondo Wikipedia, è famoso perché ha fatto Cesare nella serie televisiva Cesaroni. Quel Cesare che catarticamente verrà fatto fuori durante lo spettacolo “Amarezza” che Fassari porta in scena al teatro Verdi di Monte San Savino venerdì 22 marzo alle 21,15. Sarà un racconto di ieri e di oggi quello di “Amarezza” e per i nostalgici torna il compagno Antonio che in “Avanzi” era il personaggio che si risvegliava dal coma dopo venti anni sentendo la canzone “Contessa” di Pietrangeli.
E se Antonio si risvegliasse oggi cosa direbbe?
“Il compagno Antonio c’è dentro ‘Amarezza’ - rassicura Fassari - insieme con Giulio Pinocchio e Sora Lella e il mio primo rap. Il compagno Antonio si risveglia e scopre che oggi c’è Antonio Luigi Matteo Pinocchio, va a cercare sul giornale cosa ha detto Berlinguer per il trentacinquesimo anniversario dell'Internazionale ma trova nuovi nomi come vaucher, spending review, spread e non ci capisce più niente, non sa cosa siano i 5 stelle e la Lega, pensa che siano un’associazione di albergatori che governa insieme alla Lega calcio, cerca di capire ma non ci riesce, e non c’è la Dandini a fare da mediazione. L’unica notizia che trova è quella della reunion dei Pooh, la sua band preferita, che si era sciolta. A quel punto decide di tornare in coma”.
Un one man show che parte da una battuta ricorrente del suo personaggio Cesare nei Cesaroni.
“Prendo a preteso l’amarezza per parlare della maschera. Ci sono personaggi che un attore incontra nella sua carriera e che finiscono per cannibalizzarlo come Montalbano per Zingaretti, Maigret per Cervi, James Band per Connery, il commissario Cattani della Piovra per Placido e Cesare per me. Ma è un gioco teatrale di maschere dove tutto è finto e sia io che il pubblico fingiamo di stare al gioco fino a quando Cesare crede di farmi il funerale ma il vero funerale glielo faccio io”.
Un modo per dichiarare amore verso il teatro, la vera casa di un attore.
“Il teatro oggi soffre per mancanza di finanziamenti, tournée di sei o sette mesi sono ormai insostenibili e le compagnie stabili per statuto non possono girare. I giovani non amano il teatro, non lo considerano più una tappa fondamentale nel mestiere dell’attore, cercano subito il successo altrove, lavorando più sull’esibizione che sul personaggio, e la rappresentazione di se stessi è la morte del teatro”.