SILVIA BARDI
Cosa Fare

I quadri di vetro di Olimpia Bruni alla Mostra dell'artigianato di Anghiari

Dalle antiche vetrate a opere uniche e gioielli in vetro fuso e dipinto. "Durante il Covid ho ritrovato la voglia di creare nuove opere attigendo alla tecnica del restauro. E l'arte mi ha aiutato a superare un momento difficile per noi artigiani".

Olimpia Bruni

Arezzo 1 giugno 2021 - Quell’elsa di vetro della lancia d’oro è rimasta nel cuore di tutti gli appassionati di Giostra, ma soprattutto in quello del quartiere di Porta del Foro che dopo tantissimi anni di sconfitte se l’è portata a casa. Dedicata al pittore aretino Pietro Benvenuti era stata realizzata in raffinato vetro piombato e dipinto dalla maestra vetraia Olimpia Bruni, una delle pochissime a livello nazionale a perpetuare la scuola del Marcillat, che ha lasciato alla storia dell’arte i suoi capolavori e quasi tutti ad Arezzo. Nell’anno in cui il Covid ha fermato ogni tipo di attività, dai restauri ai cantieri, Olimpia Bruni ha continuato a studiare nel suo laboratorio per trovare un’altra forma di espressione che affiancasse il recupero delle antiche vetrate. E l’ha trovata. Dalla difficile tecnica del vetro fuso, dell’uso del colore attraverso le grisaglie, delle cotture ad altissima temperatura e del disegno di cui è maestra, essendo stata chiamata a restaurare fra le tante opere non soltanto i capolavori del Marcillat ma anche le cinquecentesche istoriate della Biblioteca Laurenziana su richiesta dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, sono nati i “quadri di vetro” a rilievo, tutti pezzi unici.

E’ un trionfo di colori e trasparenze. Ci sono gli alberi della vita, papaveri fioriti, ulivi toscani, il prototipo della Madonna del Conforto, ritratti di donna che richiamano al Rinascimento, gioielli come anelli e pendenti. Tutti da toccare perché il vetro fuso crea  rilevi da sentire con le dita. Fusione e dipinto in una combinazione mai realizzata finora e che verrà presentata in anteprima dal 2 al 6 giugno alla Mostra dell’artigianato di Anghiari.

“La chiusura Covid è stata per me un momento creativo - spiega la maestra vetraia - ho continuato a lavorare in laboratorio, a disegnare, a fare prove per vedere se la mia fantasia poteva abbinarsi alla tecnica acquisita in tutti questi anni. Volevo creare qualcosa di nuovo, di mai fatto, sperimentare, usare l’esperienza maturata  con i vetri antichi per realizzare opere che potessero entrare nella case di tutti.  Paradossalmente per me è stato un periodo di gioia che non mi ha  fatto soffrire il lockdown, la mia arte mi ha aiutato e mi ha dato lo stimolo per trovare il modo di fare creazioni pensando alla ripartenza, al futuro”.