SILVIA BARDI
Cosa Fare

Il concerto di Bruno Canino riempie di giovani il teatro Petrarca

Con il Quartetto Adorno un programma con musiche di Debussy e Brahms e un bis con Schumann per celebrare il Giorno della memoria. Tanti studenti del liceo musicale, della Casa della musica e della scuola di Fiesole tra il pubblico

Bruno Canino e Quartetto Adorno

Arezzo 30 gennaio 2019 - Una domenica pomeriggio con tanti ragazzi al teatro Petrarca di Arezzo, Non ci sono cantanti di talent né personaggi televisivi. E’ un pomeriggio di musica classica: Debussy, Brahms e, fuori programma, Schumann. Sul palcoscenico gli archi del Quartetto Adorno e una star come il pianista Bruno Canino. Quei giovani sono lì per lui, anzi per loro, in gran parte studenti del liceo classico musicale, della Scuola di musica Camu e di Fiesole e anche professori. Sì perché la stagione di “Arezzo classica” voluta da Fondazione Guido d’Arezzo, Casa della musica e scuola di Fiesole sta facendo rifiorire la musica riportando i ragazzi ai concerti. Primi ad esibirsi il Quartetto Adorno (Edoardo Zosi e Liù Pellicciari violino, Benedetta Bucci viola e Danilo Squitieri violoncello) alle spalle un curriculum da grandi professionisti e un ricco carnet di premi e collaborazioni. L’esecuzione del Quartetto in sol minore op.10 di Debussy che vedrà il pubblico chiamarli più volte.

Poi entra il maestro, anche lui in veste solista. Nessuno spartito sul leggio, va a memoria Canino sulla prima serie di Images di Debussy e mantiene quello che la composizione promette: riflessi nell’acqua, Omaggio a Rameau e Movimento. Le mani del pianista fluttuano letteralmente sulla tastiera per concludere il rapidissimo fraseggio che gli esperti indicano di notevole difficoltà tecnica ma che Canino propone come una passeggiata fra i tasti. Il secondo tempo è dedicato a Brahms, pianista e archi suonano insieme nel Quintetto per pianoforte e archi in fa minore. Pubblico rapito che merita un bis, il Quintetto op.44 di Schumann seconda parte “per ricordare il Giorno della memoria - fa sapere il maestro parlando alla platea - mi sembra un pezzo molto adatto”, una marcia triste dove piano e archi raccontano un dolore mai spento. E al termine ovazioni, battiti di piedi sul parquet e qualcuno che grida “Vai Bruno”. Chi ha paura della musica classica?