SILVIA BARDI
Cosa Fare

Il sogno di un eroe e la poesia del teatro seguendo Don Chisciotte e Sancho Panza

Replica stasera al Petrarca per Alessio Boni, Serra Yilmaz e il sorprendente cavallo Ronzinante. Gesta cavalleresche per un eroe "pazzo" che crede ancora nei suoi ideali. Chiude in bellezza la stagione teatrale aretina

Don Chisciotte con Alessio Boni e Serra Yilmaz

Arezzo 31 marzo 2019 - Non può finire sul letto di casa la vita di un cavaliere errante. La morte deve essere gloriosa, arma in pugno, per giusta causa e per una donna innamorata a cui dedicare le gesta. Anche la morte, arrivata con l’immancabile falce, si farà convincere dal guerriero idealista fino alla follia, e gli concederà due ore in più. Giusto la durata dello spettacolo. Ed ecco che iniziano le ultime gesta di Don Chisciotte/Alessio Boni e del suo fedele scudiero Sancho Panza/Serra Yilmaz, una coppia all’apparenza improbabile, ma che funziona davvero sia per la proverbiale bravura sia per un testo che è riuscito a condensare un romanzo di milleduecento pagine. In scena al teatro Petrarca ieri sera, con replica stasera, Boni e Yilmaz e con un terzo protagonista a sorpresa, subito amato dal pubblico, applauditissimo a fine serata, il cavallo Ronzinante animato in modo magistrale da Nicolò Diana, di cui per tutto lo spettacolo si vedranno solo le gambe.

C’è l’epopea cavalleresca con le sue battaglie e i suoi sogni, c’è una splendida fotografia con scene che richiamano i quadri fiamminghi, c’è la gigantesca bravura di Boni nell’interpretare la focosa follia di Don Chisciotte e trasformarla in passioni: l’onore, l’amore per Dulcinea, la sete di giustizia, i sogni. Con rabbia e grande energia tiene fede al personaggio. C’è la gigantesca simpatia di Serra Yilmaz, impassibile agli eventi che sogna di diventare governatore di un’isola come compenso ai suoi servigi, con il suo ciuchino e una moglie che gli urla costantemente dietro in un buffo dialetto siculo-calabrese da un palco del teatro. Dramma e ironia insieme per ricordare che mille anni di sapienza non si posso bruciare, che i giganti o il pericolo misterioso della magia e gli eserciti nemici vanno sempre affrontati arma in pugno, che siano essi mulini a vento o greggi di pecore. E che la fama raggiunta non serve, non importa nemmeno il denaro, nemmeno la falsa illusione di diventare governatore di un’isola che non c’è.

Sarà proprio lo stesso scudiero, che fino a quel momento pensava solo ai soldi, a capire l’anima di Don Chisciotte e a convincerlo a non abiurare quando lui, sul letto di morte, sta per cedere. E gli promette nuove avventure, nuova gloria, l’amore di Dulcinea perché solo l’onore vale la vita e soprattutto mai rinnegare quello in cui si è creduto, mai rinunciare ai sogni. Convincerà persino la morte che, riconoscendo l’onore del cavaliere, lo porterà con sé. “Mostrami la strada” la esorta Don Chisciotte seguendola. Tanto sa che resterà immortale.

Una chiusura perfetta per la stagione del teatro Petrarca grazie a una produzione che ha riportato in scena il teatro vero fatto di immaginazione, scrittura e prova d’attore. Un testo che vede la drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e Francesco Niccolini, con Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico e Ronzinante Nicolò Diana, le scene di Massimo Troncanetti, i costumi di Francesco Esposito, le luci di Davide Scognamiglio, le musiche di Francesco Forni e la regia Alessio Boni, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer. Una menzione dovuta a chi ha fatto rivivere in scena il sogno e la poesia del teatro.