Arezzo 1 marzo 2020 - Paola Fresa racconta il problema della sindrome di Alzheimer a teatro, all’auditorium Le Fornaci di Terranova domenica 1 marzo alle 21,15. Una produzione Fondazione Sipario Toscana e ErreTiTeatro30. Lo spettacolo, scritto e diretto dall’attrice e drammaturga Paola Fresa,con Nunzia Antonino, Michele Cipriani, Franco Ferrante e Paola Fresa, ha vinto la menzione speciale al Premio Platea 2016. Una pièce che catapulta lo spettatore in un interno domestico in cui padre, madre e figlia si trovano a dover affrontare la malattia incurabile che colpisce il padre.
Il testo è costruito come una sequenza ininterrotta di accadimenti, dove la narrazione è affidata all’esclusiva rappresentazione dei fatti. Nel precipizio della memoria che è la sindrome di Alzheimer, la scrittura non risparmia ai suoi personaggi continui inciampi tragicomici. La casa diventa, scena dopo scena, immagine claustrofobica della malattia, e i contatti con il mondo al di fuori, rappresentati dai tre personaggi esterni al nucleo familiare, non fanno altro che stringere il cerchio intorno ai tre protagonisti. Così, in una corsa contro il tempo, tra rifiuto del problema e silenziosa resistenza al dolore, tra vagabondaggi notturni e mancati riconoscimenti, nel sovrapporsi di passato e presente, dove il confine fra realtà e immaginazione diventa labile, madre e figlia si ritroveranno unite nell’impresa di trattenere il ricordo di sé nella mente del padre.
“Il Problema è una storia d’amore, un inno alla vita - spiega la regista - racconta la nudità del dolore quando la morte si affaccia nella vita di una famiglia e come si possa sopravvivere a quel dolore, al presagio di un’assenza. Nel momento in cui non ci vediamo più riconosciuti dall’altro, la nostra stessa identità entra in crisi. È quello che accade ai protagonisti del testo che, identificati in didascalia iniziale non con un nome ma per il ruolo che ricoprono all’interno del dramma, faticano a immaginarsi diversi, a rinunciare a quello che sono stati finora e alla loro vita per come la conoscono. Per questa ragione, abbiamo chiesto a un unico interprete di ricoprire i tre ruoli esterni alla casa (dottore, impiegato, badante), dichiarando il gioco attoriale e affidando a lui una sorta di regia interna che detta i tempi della narrazione anche attraverso l’azione di dichiarare i titoli di ogni scena. Abbiamo scelto come luogo della rappresentazione uno spazio neutro che di volta in volta abitiamo come interno domestico, recinto della malattia, cornice, vetrina, carillon".