
Nicola Rignanese
Arezzo 18 aprile 2020 - Arriva in televisione da stasera su Rai Tre alle 21,30 la seconda parte della serie tv "I topi" scritta e diretta da Antonio Albanese che ha al suo fianco, come sempre in questa collaudata simbiosi artistica l'attore, ormai aretino, Nicola Rignanese e che tanto richiama il fortunato personaggio dei suoi ultimi film. “Ma è legale stare dalla parte della legge?” si chiede infatti Cetto La Qualunque. Su questo stare al di sopra, ma anche al di sotto, della legge Albanese ci ha costruito storie e personaggi, addirittura anticipando il grottesco che dalla finzione è diventato realtà. Come la serie tv “I topi” da stasera su Rai Tre in prima serata, disponibile anche Rai Play. Con lui Nicola Rignanese, il suo alter ego. Sarà capitato di vederlo fare la spesa al Conad di via Guido Monaco con dei vistosi capelli biondi. “Non era una parrucca, erano per il mio personaggio U Storto, vedendo la serie capirete perché” annuncia senza svelare. Da Foggia ad Arezzo per amore, qui dove è nata sua figlia, quarant’anni di lavoro in teatro, tv, cinema, un’amicizia storica con Albanese nata quando erano allievi dell’Accademia d'arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Il suo ultimo film “Palazzo di giustizia” è stato bloccato dal virus dopo la presentazione al Festival di Berlino. Ma adesso lo vedremo in tv, nella storia di un latitante che vive nascosto in un bunker condannando la sua famiglia a vivere come i topi delle fogne. “Io sono U Storto - spiega Rignanese - il contatto del boss tra il sopra e il sotto, il fuori e il dentro, la mia copertura è una attività di pellicceria. Un testo scritto da Antonio, che è anche il regista, in cui si evidenzia l’imbecillità di questi personaggi presi dalla realtà, osannati a volte dalle serie tv, ma dalla vita miserabile. Ho lavorato sei anni nel carcere di Volterra con la Compagnia teatrale della Fortezza, e questa vita da latitanti mi è stata raccontata, una vita da incubo, assurda, dove alla prima minaccia, anche minima come una bici fuori posto, ti fa decidere di scappare con tutta la famiglia in un altro bunker”. La lettura di Albanese e l’interpretazione di Rignanese è naturalmente ironica e comica, ma paradossalmente vicina alla realtà: “I personaggi di Antonio precorrono il futuro, da sempre, sono esagerati, ma estremamente contemporanei. Oggi poi siamo tutti come topi in trappola, costretti a una vita parallela, bloccati come in una diapositiva nei nostri bunker chi a curare l’orto, chi a fare ginnastica, chi a cucinare. Ma come artisti possiamo fare molto, conosco moltissimi colleghi che hanno scelto come me di vivere qui e che lavorano a livello nazionale, ma non sono conosciuti né consultati. Per la ripartenza noi ci siamo”.