Arezzo, 24 agosto 2011 - Stavolta riapre davvero. Un nome, quasi un piccolo mito: il bar Cristallo, storico caffè che per quarant’anni, fra il 1968 e il 2008, è stato il polo alternativo ai Costanti, l’altro locale della buona borghesia cittadina, quello che piaceva alla gente che piace. Non riapre naturalmente in piazza San Iacopo, dove il posto di caffè di classe della parte sud del centro lo ha preso lo Spazio Morini, ma in periferia, in fondo a via Calamandrei, nel cuore della zona industriale fra Pescaiola e Pratacci, a due passi da Eutelia e dal centro direzionale di BancaEtruria. Fuori dal vecchio pantolonificio Daro, completamente ristrutturato, praticamente abbattuto e rifatto daccapo, c’è già l’insegna gigante: Cristallo, quella voluta in pieno boom economico dal fondatore Otello Bindi, che prese a sua volta il posto, in una piazza San Iacopo sventrata dalla speculazione edilizia del miracolo economico, di un altro locale storico, il Bar Commercio.
C’è anche la data ufficiale, l’8 settembre alle sei di sera, anche se il lavoro vero di quello che si annuncia come un bar-caffè-ristorante gigante comincerà il giorno dopo, il 9. Obiettivo catturare a pranzo i pendolari di quell’immensa area commerciale-industriale-direzionale che sta fra via Calamandrei da un lato e il raccordo autostradale dall’altro, attirare di sera il «popolo» della movida, stupire comunque, a qualsiasi ora del giorno, il maggior numero possibile di aretini. Perchè l’investimento è ingente e servono grandi numeri (nel senso di scontrini e incassi) per far quadrare i conti.
Quelli, per intendersi, dei fratelli Venuta, Roberto e Fabrizio, gli stessi gestori del vecchio Cristallo che ora riprendono il discorso chiuso nell’estate del 2008, in piena estate come adesso. Se ne erano andati scrivendo a chiare note sulle vetrine di San Iacopo che era un arrivederci e non un addio e hanno mantenuto la parola. Anche se pochi dei clienti di allora avrebbero immaginato di rivederli non in centro, ma qualche chilometro più in là. Una scelta voluta, dicono adesso i Venuta, che a lungo hanno trattato con la famiglia Morini i locali in cui poi è stato aperto lo Spazio Morini. «Era la soluzione del cuore - spiegano Roberto e Fabrizio - quella della ragione, dello spirito imprenditoriale ci ha portato inevitabilmente più lontano. Certe cose in centro non si possono fare».
In effetti, un locale come il nuovo Cristallo nel salotto buono cittadino sarebbe impensabile per dimensioni. Oltre cinquecentro metri quadrati di bar-ristorante, un parcheggio da una ventina di posti, il verde coi tavolini e le poltrone per l’aperitivo, persino la veranda a scomparsa che diventa giardino d’inverno quando la stagione rinfresca. E in più un piano di uffici, l’enoteca, che al Cristallo è sempre stata un punto di forza, la cucina a vista per pizza e grigliata, la cucina vera per le altre pietanze sul retro. Un colosso insomma, che si propone come calamita per gli aretini diciotto ore il giorno.
Si parte, spiegano i Venuta, la mattina alle sette con le colazioni e il caffè, si prosegue all’ora di pranzo con i pasti veloci, si va avanti fino al tardo pomeriggio per gli aperitivi e si chiude con la cena, che sarà a base di pizza e grigliate di chianina, compresi gli hamburger all’aretina, modello Mc Donald’s nella forma, carne nostrana, prelevata direttamente in una macelleria di San Casciano Valdipesa, cuore del Chianti e capitale della chianina: «Di sera niente pasta, non volevamo il centesimo ristorante-pizzeria». Dal lunedì al mercoledì serrande abbassate alle 21, dal giovedì al sabato si va avanti fino a mezzanotte e oltre, dopocena compreso, magari con un bicchiere di vino proveniente dall’enoteca. Un’altra tappa della movida.
La Nazione ha potuto entrare in anteprima nel locale di via Calamandrei dove si stanno dando gli ultimi ritocchi all’arredamento predisposto da una ditta della Spezia, la Costa Group. «E’ la migliore al mondo - dice Roberto Venuta - ha arredato anche l’Eataly di New York». Il bancone sta al centro del salone: a pranzo si potrà mangiare direttamente lì, arrampicati sullo sgabello, nello stile dei bar da tapas spagnoli. Per chi preferisce, resta ovviamente il tavolino. L’enoteca sta sulla sinistra, a fianco della cucina a vista. C’è un forno bene in vista all’ingresso dove verranno preparate all’impronta le sfogliatine per cui andava famoso il vecchio Cristallo.
La scommessa è rischiosa, perchè un caffè-ristorante di queste dimensioni ha bisogno di macinare grandi cifre. Il triplo degli scontrini, per capirsi, di un grande bar del centro. E per far funzionare la macchina ha bisogno anche di un numero consistente di dipendenti: quindici per adesso, il che significa un costo del lavoro tale che il motore deve funzionare a pieno regime. Che i Venuta ne siano convinti lo dice la cifra che ci hanno investito, che loro si rifiutano di svelare con un sorriso: «Diciamo che ci sarebbe costato molto meno riaprire in centro». Dove, a suo tempo, li aveva convinti a chiudere la lautissima buonuscita offerta da Zara, che cercava uno spazio adatto ai suoi grandi magazzini. Ora questa nuova avventura ma in periferia. Il successo di locali come Menchetti e Veraldi, uno al Garbasso e l’altro a Pescaiola, dice che lo spazio commerciale c’è, si tratta di trovare la formula giusta. I fratelli Venuta ci credono: «Il futuro è qui».
© Riproduzione riservata