FRANCESCO TOZZI
Cronaca

23 mila accessori moda falsi. Maxi sequestro in un’azienda. Imprenditore denunciato

Falsificate grandi griffe su stoffe, cinghie, bottoni, bracciali, cerniere, moschettoni e fibbie. La guardia di finanza ha riscontrato anche la totale assenza di registri e scritture contabili.

Falsificate grandi griffe su stoffe, cinghie, bottoni, bracciali, cerniere, moschettoni e fibbie. La guardia di finanza ha riscontrato anche la totale assenza di registri e scritture contabili.

Falsificate grandi griffe su stoffe, cinghie, bottoni, bracciali, cerniere, moschettoni e fibbie. La guardia di finanza ha riscontrato anche la totale assenza di registri e scritture contabili.

Sequestrati in Valdarno oltre 23mila accessori di abbigliamento. A finire nel mirino delle Fiamme Gialle un sedicente imprenditore di origini cinesi che è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Arezzo. L’operazione, condotta nei giorni scorsi dalla Guarda di Finanza della Compagnia di San Giovanni, rientra nel quadro di una intensificazione dei servizi di controllo economico del territorio disposta direttamente dal Comando Provinciale di Arezzo.

I militari, durante la loro attività, hanno sottoposto a controllo un imprenditore di nazionalità cinese apparentemente privo di qualsiasi esperienza imprenditoriale. L’uomo aveva destato sospetti perché non aveva mai eseguito un acquisto o una vendita, pur avendo avviato da alcuni mesi un’attività di produzione di capi di abbigliamento e accessori in un comune del Valdarno e avendo anche assunto in azienda dei connazionali.

Nel corso di un’ispezione avvenuta all’interno di un capannone industriale, gli uomini in divisa hanno riscontrato la totale assenza di registri e scritture contabili nonostante la ditta fosse effettivamente operativa. Durante i controlli sono stati inoltre rinvenuti 23.317 accessori di abbigliamento - tra cui tessuti in stoffa, borsellini, cinghie, bracciali, cerniere, moschettoni, fibbie, bottoni e anelli da portachiavi e tracolla - recanti i marchi di prestigiose griffe dell’alta moda.

Da una prima verifica sembrava che gli articoli rinvenuti fossero perfettamente identici agli originali, ma ciò che mancava per attestarne l’autenticità era una qualsiasi documentazione utile a certificare la provenienza o l’effettivo impiego. Sulla base degli elementi emersi, gli accessori in questione sono stati quindi sottoposti a sequestro probatorio e l’imprenditore denunciato alla Procura della Repubblica di Arezzo per i reati di ricettazione e contraffazione.

Le successive indagini, svolte anche attraverso la collaborazione dei periti tecnici delle aziende titolari dei marchi, hanno confermato che il laboratorio non operava nell’ambito di una filiera produttiva lecita e che la merce riportava segni distintivi falsi. Le forze dell’ordine hanno infine colto l’occasione per sottolineare che il fenomeno della contraffazione e dei traffici illeciti non danneggia soltanto le aziende legittime, ma rappresenta anche un vero e proprio rischio per i consumatori finali.