
La baby gang all’attacco
Volevano ricoprire casa sua di una sostanza corrosiva. Gli scrivevano che se lo avrebbero visto gli avrebbero spaccato la faccia. E lo avevano anche picchiato. A porre fine alla persecuzione della baby gang nei confronti di un loro coetaneo un blitz dei carabinieri scoccato all’alba di domenica 23 marzo. I militari hanno bussato alle porte di cinque minorenni per perquisire le loro camerette e sequestrare il loro cellulare: lì avrebbero trovato le prove che cercavano. Accade in una delle frazioni di Cortona, in Valdichiana. Da lì partiva l’accanimento nei confronti dell’altro ragazzino. Sono tutti italiani, tutti della stessa età. Solo uno di loro viveva nella zona del lago Trasimeno.
I piccoli farabutti sono tutti indagati per stalking, articolo 612 bis del codice penale. Secondo la ricostruzione degli investigatori, in concorso tra loro, su istigazione di una sorta di capo banda, i sedicenni minacciavano giorno dopo giorno il coetaneo che avevano preso di mira. Il motivo? Forse vecchi attriti, volevano vendicarsi di qualcosa e per questo stavano preparando il raid. Ma ancora tutto rimane avvolto nel massimo riserbo come tutte le storie, specie quelle a sfondo negativo, che vedono ragazzini come protagonisti. C’è privacy e - soprattutto - la presunzione di innocenza e la procura minorile di Firenze, che coordina l’inchiesta, non contempla che contegno e riservatezza. Anche perché tutto dovrà poi essere accertato in tribunale, fin qui quel che emerge è solo la versione che viene fuori dalle indagini.
Fatto sta che stando a quanto trapela il gruppetto stava minacciando il rivale non “solo“ di calci e pugni. No, non solo. Voleva anche organizzare un blitz a casa sua per spargere liquido corrosivo e nauseabondo, come si legge negli atti, anche se non è emerso di cosa si tratti.
Un altro della banda di sbruffoni è indagato poi per lesioni gravissime. Una volta ha incontrato il suo bersaglio in giro: lo ha picchiato. Spinte, poi calci e pugni quando era a terra. Sei i giorni di prognosi per il sedicenne che era anche andato al pronto soccorso per farsi medicare. Tutto con l’aggravante che ciò accade con un “antipasto“ di atti persecutori. E poi lo aveva continuato a minacciare: "Se ti vedo, ti spacco la faccia".
Tutto finito? Macché. Come se non bastasse uno di questi gli si era intrufolato in casa. Ha utilizzato una scusa: "Scusa, ho dimenticato una cosa da te". E invece il suo obiettivo era depredargli il portafogli e infatti da lì ha prelevato - senza alcun consenso, va ada sé - alcune banconote.
Una situazione insostenibile, ha denunciato il ragazzo, che andava avanti da mesi. Da novembre di anno scorso. Alla fine il giovane ha detto basta: ha denunciato. I carabinieri della compagnia di Cortona hanno preso visione anche delle chat (quelle mostrate dalla vittima), oltre che del referto medico. Qualche testimone sarebbe già stato sentito. A questo punto i militari dell’Arma hanno spedito i documenti a Firenze: dove ha sede la procura minorile. A questo punto è scattato il blitz.
I militari sono entrati in azione il 23 marzo scorso. Hanno suonato il campanello con un foglio firmato dal magistrato. Una scena da film, tutta vera però. Hanno iniziato così le perquisizioni sia personali sia locali dei cinque indagati. E soprattutto sono stati sequestrati i cellulari degli indagati per prendere visione di tutti quei messaggi che si sarebbero scambiati tra di loro per orchestrare - così sembrerebbe - la persecuzione nei confronti del coetaneo che aveva anche abbandonato le sue abitudini per paura.