
Verona è il crocevia del settore, 24 cantine e 54 etichette in partenza "Due miliardi pesa il mercato americano". Caccia ai nuovi sbocchi commerciali.
AREZZOSe dall’altra parte dell’oceano si chiudono le porte ai prodotti stranieri, con i dazi imposti dall’amministrazione Trump, l’Italia si prepara all’appuntamento più atteso per gli amanti, i produttori e gli imprenditori del vino. Verona chiama, Arezzo risponde: saranno 24 le cantine e le aziende locali ospitate nello stand istituzionale della Camera di Commercio di Arezzo-Siena in occasione della 57esima edizione di Vinitaly, in programma dal 6 al 9 aprile. "Quattro avranno postazioni fisse – ha spiegato il presidente della Strada del Vino - Terre di Arezzo Saverio Luzzi in occasione della conferenza stampa di presentazione della spedizione – poi avremo tre aziende a rotazione e altre 21 nel Wine bar con i loro vini. Fra tutto avremo 54 etichette disponibili per la degustazione".
Chi parteciperà avrà quindi l’occasione di poter confrontare le varietà di vitigni nel territorio, dal Sangiovese al Syrah, dal Cabernet ai vitigni bianchi, e capire cosa proviene dalle varie zone. "Ci sarà modo di farsi un’idea dell’alta qualità raggiunta dalla produzione aretina. E questo grazie all’indispensabile e costante contributo della Camera di Commercio di Arezzo-Siena".
Alla conferenza stampa per il Vinitaly è intervenuto infatti il presidente della sezione di Arezzo dell’ente camerale, Massimo Guasconi. "Sarà un’occasione importante per presentare le nostre produzioni locali ai buyer che saranno a Verona. Da parte nostra l’impegno è appoggiare anche le aziende medio-piccole che hanno più difficoltà a posizionarsi sul mercato". Proprio quel settore medio, tra il lusso e il commerciale, che rischia di essere strangolato oggi dai dazi americani. Che da paventati ora sono realtà. Quali saranno gli effetti, in questo momento, è difficile calcolarlo, ma è fondamentale nel frattempo progettare contromisure per mantenere a questi livelli di fatturato le imprese locali aretine. "Vediamo quali buyers saranno presenti e se ci saranno quelli americani – sottolinea ancora Guasconi – perché il mercato vitivinicolo italiano verso gli Usa rappresenta quasi 2 miliardi di euro. Da una parte tra fine 2024 e inizio 2025 c’è stata un’impennata di vendite per fare scorta, riempiendo i magazzini ai prezzi abituali in previsione dei dazi. Dall’altra abbiamo visto che tante spedizioni che si stavano realizzando in questi giorni sono state bloccate in zone di dogana, nei porti, perché c’era il rischio che partissero con un prezzo e all’arrivo ne venisse applicato un altro. Bisognerà quindi capire come sbloccare quelle partite".
"È ovvio che ci sia preoccupazione – aggiunge Luzzi – ma ancora gran parte del nostro vino va in Europa, soprattutto in Germania, Francia, Danimarca, Lettonia. La parte degli Stati Uniti rappresenta forse il 10%. Sembra però che la Germania stia allargando i cordoni della borsa, quindi potrebbe rimpiazzare almeno in parte il mercato Usa".
Da considerare, comunque, che i vini aretini esportati sono di alta qualità, e questo fa sì che i produttori temano meno un dazio perché chi li acquista dovrebbe essere in grado di accettare anche un aumento eventuale di prezzo. "Il merito dei 25 anni di attività de La Strada del vino è essere riuscita a creato un pubblico di riferimento e un’ampia conoscenza nel mondo, compresi gli Usa, dei nostri vini – conclude il presidente dell’associazione – Il primo mercato deve restare l’Europa. Poi ci sono sempre rapporti finanziati dallo Stato in Paesi extra-europei, soprattutto asiatici, dove c’era e speriamo ci sia ancora un’ampia crescita".