Oggi la certezza è l’attesa; per il futuro la prospettiva è la speranza che il 2025 coincida con il rilancio di due settori trainanti dell’economia del Valdarno: le nuove tecnologie legate alle fonti rinnovabili e la moda. Andando per ordine tiene banco la vertenza dell’Abb E-Mobility di San Giovanni aperta il 14 novembre scorso dall’annuncio della multinazionale svizzera specializzata in sistemi di ricarica elettrica dell’avvio della procedura di licenziamento per 33 dipendenti a tempo indeterminato del sito inaugurato appena due anni fa.
Grazie alla mobilitazione generale di istituzioni, sindacati e lavoratori e dopo alcuni incontri che non avevano dato esiti soddisfacenti, la proprietà ha aperto alla possibilità di attivare gli ammortizzatori sociali, incentivando di pari passo la mobilità volontaria degli addetti. Una proposta da perfezionare sotto alcuni aspetti al tavolo istituzionale previsto in Regione Toscana.
Se i buoni propositi saranno rispettati, il confronto per arrivare alla ratifica dell’intesa potrebbe tenersi già entro fine mese. Si tratta solo di un primo step della vicenda, e lo hanno ribadito esponenti delle istituzioni, a cominciare dal sindaco Valentina Vadi, e delle organizzazioni sindacali, perché l’azienda dovrà presentare presto un dettagliato piano industriale e chiarire il ruolo della fabbrica sangiovannese nelle strategie della holding elvetica. A pochi chilometri di distanza è arrivata la fumata bianca per la Fimer che di Abb è stata una costola fino al luglio 2019 quando fu ceduta al gruppo brianzolo. Dal 27 novembre può archiviare una storia infinita - tre anni pieni di colpi di scena, spiragli positivi e docce fredde - grazie all’assegnazione alla MA Solar Italy Limited, società di diritto inglese controllata da McLaren Applied Group, leader nella fornitura di soluzioni avanzate di ingegneria e tecnologia, con il supporto di Greybull Capital.
Per lo stabilimento di Terranuova specializzato nella produzione e commercializzazione di inverter fotovoltaici, come il resto del gruppo in amministrazione straordinaria da più di un anno, e per i 260 dipendenti rimasti si aprono nuovi scenari di ripartenza. Anche in questo caso si attende di conoscere nei dettagli il piano industriale che conta su investimenti per 30 milioni di euro, potrebbe comprendere altri settori di sviluppo e promette il mantenimento dell’occupazione per un triennio e un incremento salariale del 2% già dal 2025. Continua ad arrancare invece il settore delle piccole e medie imprese indotto dei grandi marchi della moda. Una crisi definita strutturale dalle associazioni di categoria che insieme agli amministratori e ai parlamentari del territorio hanno sollecitato interventi di tutela sociale. Un primo risultato è stato il prolungamento da 8 a 12 settimane della cassa integrazione straordinaria estesa a tutti i codici Ateco legati alla filiera del manifatturiero, provvedimento tampone mentre si lavora ad un progetto complessivo di salvaguardia di uno dei fiori all’occhiello del Made in Italy che nella vallata occupa migliaia di persone.