Lei lo accoltella in auto. È tentato omicidio. Prende corpo la pista del debito

Il ragazzo, 20 anni, albanese, salvato dalla zip del giubbotto dai fendenti. La donna, quaranta anni, è in carcere. Non ha fornito alcuna spiegazione

I carabinieri del Valdarno stanno portando avanti gli accertamenti del caso

I carabinieri del Valdarno stanno portando avanti gli accertamenti del caso

Cavriglia (Arezzo), 5 novembre 2024 – Gli ha sferrato diversi fendenti sul petto, a salvarlo è stata la zip del giubbotto. Lui è un ragazzo albanese, poco più di 20 anni. A volerlo ammazzare una donna di quarant’anni, italiana, residente in Valdarno. “Un conto in sospeso“: è questa l’ipotesi dei carabinieri che stanno portando avanti le indagini per capire la trama degli avvenimenti. Davanti al pm non ha aperto bocca e per il gip la donna deve rimanere in carcere.

È la notte di Halloween, è da poco passata mezzanotte. Lei entra in macchina di lui che si era appostato sotto casa sua. La donna non proferisce mezza parole ma tira fuori un coltello da cucina e inizia a colpirlo al petto. Diversi colpi, uno dopo l’altro. I fendenti non vanno in profondità: indossava un giubbotto con la zip che ha attutito le coltellate. Viene colpito anche sulle mani, con le quali aveva cercato di pararsi dalla furia di chi sedeva sul lato passeggeri. In qualche modo il giovane riesce ad uscire ed entra in macchina di un amico che lo porta all’ospedale della Gruccia, a Montevarchi. Lo scarica lì e poi riparte. Come fa un postino.

L’abanese ancora sanguinante entra al pronto soccorso e i medici lo prendono subito in carico. Le ferite non sono profonde ma per tutta la notte la sua prognosi rimarrà riservata. Solo due giorni verrà dimesso. Intanto, come da protocollo, i sanitari compongono il 112. I carabinieri arrivano in ospedale e lo interrogano. Lui è reticente: non vuole parlare con i militari del nucleo operativo guidati dal tenente Giovanni Schilleci. Il maresciallo di Cavriglia Antonio Salanitri, comandante della stazione locale, però conosce bene il territorio, e soprattutto chi ci vive. Sa dove andare a cercare- Cosle pattuglie arrivano a casa della donna. Dopo solo poche ore.

Quando bussano alla sua porta lei indossa ancora scarpe e maglietta intrisi di sangue. Nello stendino c’era una maglia appesa, sporca anche quella, pronta ad essere lavata. Non fornisce alcuna versione, tace. Per lei scattano le manette. L’accusa è di tentato omicidio. E così ha fatto ieri mattinata davanti al giudice per le indagini preliminari che ha convalidato l’arresto e applicato la custodia in carcere come misura cautelare.

L’origine dello screzio rimane l’interrogativo della vicenda. I due non erano familiari, non vivevano sotto lo stesso tetto ed è per questo che i militari escludono la pista sentimentale. Tra le ipotesi in pista c’è invece quella di un “conto in sospeso“ anche se c’è da capire a cosa possa esser connesso. Entrambi hanno precedenti e sono noti in caserma. Tra le ipotesi c’è quella di un debito, forse per motivi di droga al momento rimane un nodo da sciogliere su cui i carabinieri sono al lavoro coordinati dal pm Marco Dioni.