Luca Amodio
CAVRIGLIA
E’ da ricercare nella droga il movente che ha portato in carcere, con l’accusa di tentato omicidio, una donna residente nella frazione cavrigliese di Vacchereccia al culmine di una furiosa lite con un albanese avvenuta attorno all’una di venerdì notte vicino ai giardini del paese, dove alcuni adolescenti erano intenti a festeggiare Halloween. I due, già noti alle forze dell’ordine per reati riconducibili a spaccio e consumo di stupefacenti, si era dati appuntamento proprio a Vacchereccia ma una volta saliti sull’auto della donna, sempre per motivi legati alla droga, questa ha cominciato da subito a sferrare con un coltello diversi fendenti sul petto del 20enne che è stato salvato, soltanto, dalla zip del suo giubbotto. Si è poi data alla fuga facendo perdere le proprie tracce, l’albanese a quel punto in preda a un’emorragia non ha potuto far altro che andare nel circolo paesano a chiedere aiuto tra lo stupore di chi mai avrebbe potuto pensare, nemmeno in una serata come quella, di vedere dal vivo e senza un apparente motivo una scena simile. Dopo aver rifiutato l’intervento del 118, è stato accompagnato al Pronto Soccorso da alcuni amici avvertiti via telefono e giunti da lì a poco sul posto. Ai medici, però, non ha potuto nascondere quanto accadutogli e sono scattate subito le ricerche della 40enne, madre peraltro di una bimba, raggiunta poco dopo direttamente nell’abitazione di Vacchereccia con gli abiti ancora sporchi di sangue.
Nel giardino, seguendo delle tracce ematiche, gli uomini dell’Arma hanno poi recuperato un grosso ed affilato coltello da cucina utilizzato per l’aggressione. I militari, con in testa il tenente dei Carabinieri di San Giovanni Giovanni Schilleci e il maresciallo di Cavriglia Antonio Salanitri, non hanno potuto far altro che arrestarla per poi trasferirla, su disposizione del Pubblico Ministero della Procura di Arezzo, nel carcere di Sollicciano a disposizione delle autorità competenti. Una volta presentatasi, nelle ore successive, davanti allo stesso pm, non ha proferito parola e a quel punto il giudice delle indagini preliminari ne ha disposto la custodia all’interno della struttura penitenziaria. L’accusa è grave, il tentato omicidio può essere tramutato fino a 12 anni di carcere ma saranno le prossime tappe giudiziarie a mettere ancora più luce su di una vicenda che ha sconvolto la quiete di un intero paese che mai, almeno recentemente, s’era trovato di fronte ad un fatto di così grave entità.