
La città in ginocchio per la notte di preghiera: dalle associazioni ai religiosi a tante famiglie. Domattina vetrine senza luci in concomitanza con il rito funebre. Pullman in partenza dalle parrocchie.
In carcere, tra i detenuti, poco prima di morire. E poi la benedizione di Pasqua dal balcone in San Pietro e ultimo giro in piazza, tra la folla. L’esempio del Papa "degli ultimi, degli scartati", di un pontefice che "stra in mezzo alla gente". Il vescovo Andrea scandisce le parole che ricuciono l’essenza del pontificato di Bergoglio in una Cattedrale strapiena per la Messa in suffragio. Ci sono le autorità, sindaco Ghinelli in testa con accanto il prefetto Di Nuzzo, esponenti politici, una rappresentanza della Regione. E le assciazioni di volontariato al fianco di centinaia di aretini che hanno voluto esserci. Alla vigilia dei funerali di Papa Francesco il vescovo hachiamato a raccolta la comunità. E oggi partirà insieme a una ventina di sacerdoti e oltre quattrocento ragazzi da tutta la diocesi per il Giubileo degli adolescenti e domani sarà ai funerali in piazza San Pietro. Dalla diocesi partiranno pullman organizzati dalle singole parrocchie ma tanti sono i fedeli che si sono organizzati con auto e treni per l’ultimo saluto al Papa. In città i segni del lutto sono nelle bandiere a mezza’asta che richiamano i cinque giorni di lutto nazionale ma pure nelle luci spente delle vetrine e degli esercizi pubblici. Iniziativa di Confcommercio per "esprimere i nostro sentimento di riconoscenza per la missione apostolica che ha svolto Francesco" spiega il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano. Luci spente, quasi un collegamento ideale con le candele della Cattedrale che scandiscono la notte del ricordo e del raccoglimento. Il richiamo alla lettera pastorale Evangelii gaudium, è la "chiave" che il vescovo utilizza per sottolineare la traccia impressa da Francesco: "Già dodici anni fa indicava alla Chiesa la strada di un rinnovato annuncio di Vangelo che chiedeva a tutti noi una conversione pastorale, un nuovo modo di comprendere e di vivere la missione, anche tenendo conto, come disse a Firenze nel 2015, che non stiamo vivendo un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca. E Lui ce ne ha dato l’esempio per tutto il pontificato, fino alla fine". Migliavacca si sofferma sullo "stile" di Francesco: "È stato il Vangelo vissuto in mezzo alla gente. Ha vissuto questo ministero dello “stare in mezzo”, stare con le persone, soprattutto i più poveri, gli scartati". E con le persone ha condivo la sofferenza e la speranza. "Il suo alto Magistero ci ha mostrato lo stile di Chiesa, un modo di essere che ci ha aiutato a scoprire come sinodale non è solo il camminare insieme, ma è lo stare accanto, lo stare in mezzo". C’è un altro passaggio forte dell’omelia del vescovo Andrea, a proposito dello stile di Francesco: è il suo modo di metere al centro l’umanità. "È quel contatto con la gente che ha cercato fin dall’inizio del suo pontificato ed è stato il suo modo per portare il vangelo della misericordia". Lo stile prima delle parole. È la traccia che resta, e che ieri sera in Cattedrale è come se avesse aperto una nuova via lungo la quale camminare. Ai funerali del pontefice, insieme al vescovo e ai sacerdoti della diocesi, ci saranno anche delegazioni dei frati francescani della Verna (gli stessi che presero parte alla cerimonia di ingresso di Francesco dopo l’elezione) e una rappresentanza di Rondine guidata dal suo fondatore Franco Vaccari. Ci sarà un pezzo di Arezzo a rendere omaggio al Papa. Tra centinaia di ragazzi chiamati al loro Giubileo, e i fedeli che vogliono "stare" con Francesco. Come ha fatto lui con tutti.