
Provincia di Arezzo
Arezzo, 5 luglio 2016 - Entro la fine del 2016 i Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti (3.000 nelle zone montane) dovranno gestire in forma associata le 11 funzioni fondamentali. Quanti sono e quanto valgono i “piccoli Comuni” in Toscana? Quali sono i vantaggi con le aggregazioni comunali per i cittadini e le imprese? Per rispondere a queste domande Cna Toscana ha realizzato la ricerca “Fusione di Comuni: le prospettive per la Toscana” con l’obiettivo di fornire un quadro generale sulle opportunità dei processi aggregativi tra Comuni nella nostra regione.
La ricerca ha evidenziato che: Il valore complessivo degli incentivi per la fusione ammonterebbe a € 37,9milioni. Considerando anche i risparmi nella gestione dei servizi ottenibili nel medio-lungo periodo, il beneficio salirebbe fino a € 58,7milioni: in altri termini, grazie alla fusione, ciascuna aggregazione comunale della Toscana disporrebbe mediamente di € 1,8milioni, che equivalgono a € 587.000 per Comune e a € 139 euro per abitante. Ha commentato il presidente CNA Toscana Valter Tamburini: “Il 45% dei Comuni toscani ha una popolazione inferiore a 5.000 abitanti. La spesa corrente dei nostri Comuni (€ 1.072 pro capite) è superiore alla media nazionale (€ 944), ma i ‘piccoli’ ci ‘costano’ di più: € 1.190. L’aggregazione è una scelta fondamentale per i cittadini e per le imprese: per recuperare efficienza, ma anche per diminuire la tassazione comunale e recuperare risorse da destinare allo sviluppo del territorio”. Ha aggiunto il direttore Saverio Paolieri: “I tagli dei trasferimenti statali hanno ridotto le risorse a disposizione dei Comuni. Tra il 2010 e il 2015 i Comuni toscani hanno perso € 565milioni di trasferimenti statali (-58%, cioè -€151 pro capite). In molti casi, con le aggregazioni ipotizzate dalla nostra ricerca, già il primo anno di incentivi coprirebbe gran parte dei trasferimenti persi negli ultimi 5 anni, fornendo le risorse per abbattere la pressione fiscale e stimolare gli investimenti sul territorio. Le piccole imprese, che sul territorio lavorano e per il territorio producono ricchezza, sono molto interessate a questi processi. La pressione fiscale sulle imprese in Toscana va dal 68,5% di Firenze al 55,7% di Arezzo, insostenibile! Per restituire fiato e competitività al nostro sistema economico, è necessario ridurre in maniera incisiva la tassazione su artigianato e PMI e semplificare, sia a livello centrale sia a livello locale, gli adempimenti che determinano costi indiretti sulle imprese e ne diminuiscono la produttività”.
La Regione Toscana ha individuato 33 Ambiti di dimensione territoriale adeguata, che costituiscono la “griglia” di base per i 98 Comuni toscani obbligati alla gestione associata delle funzioni; la maggior parte sono in provincia di Siena, Pisa e Arezzo. La Toscana è al sesto posto in Italia per quota di Comuni coinvolti nelle Unioni di Comuni (52%); le 23 Unioni raccolgono complessivamente 146 Comuni e il 24% della popolazione. Molti Comuni stanno prendendo in considerazione la fusione, per semplificare i processi decisionali, ridurre le spese, razionalizzare i servizi e intercettare contributi rilevanti: al nuovo Comune verrà erogato, per 10 anni, un contributo pari al 40% dei trasferimenti statali del 2010 e dalla Regione Toscana a ogni Comune originario per 5 anni un contributo di € 250.000. Tra il 2013 e il 2015 in Toscana si sono conclusi con esito positivo 9 processi di fusione che hanno interessato 18 Comuni (Figline e Incisa Valdarno, Castelfranco Piandiscò, Fabbriche di Vergemoli, Scarperia e San Piero, Casciana Terme Lari, Crespina Lorenzana, Pratovecchio Stia, Sillano Giuncugnano, Abetone Cutigliano).
In provincia di Arezzo i comuni al di sotto dei 5000 abitanti sono 17, 15 di loro sono tenuti all'esercizio associato delle funzioni amministrative fondamentali.
Tuttavia ai referendum ne sono stati bocciati 8 per il timore di perdere l’identità locale e di non avere più la possibilità di avere i servizi “sotto casa”. I possibili vantaggi per cittadini e imprese con le aggregazioni comunali Le aggregazioni comunali, e in prospettiva le fusioni, possono rappresentare una soluzione per fronteggiare la riduzione di risorse dei Comuni e incentivare lo sviluppo economico locale. Per quantificare i possibili vantaggi derivanti dalle fusioni, Cna Toscana ha “disegnato” 33 ipotetiche aggregazioni territoriali, dando priorità ai Comuni obbligati alla gestione associata e cercando una dimensione demografica significativa (almeno 10.000 abitanti). Queste 33 aggregazioni possono essere suddivise in quattro gruppi: Aggregazioni di tipo A – quelle in cui, grazie alla gestione associata dei servizi comunali e all’aumento di efficienza, la spesa corrente potrebbe ridursi del 16%. Sono 10 aggregazioni, che coinvolgono complessivamente 25 Comuni e 120.000 abitanti. Nell’ipotesi di fusione, queste 10 aggregazioni potrebbero beneficiare di incentivi statali pari a € 11 milioni per 10 anni: con un solo anno di incentivi sarebbe possibile recuperare il 63% dei trasferimenti tagliati tra il 2010 e il 2015. Considerando sia gli incentivi sia i possibili risparmi di spesa a regime (stimati in 20,8 milioni), il vantaggio nell’ipotesi di fusione ammonterebbe a € 31,8 milioni, tale da consentire teoricamente un taglio della pressione fiscale comunale del 26% oppure, in alternativa, una crescita degli investimenti del 262%. Aggregazioni di tipo B – cioè quelle in cui l’attuale livello di spesa è già inferiore al valore medio: 8 aggregazioni, che comprendono 24 Comuni e 133.000 abitanti. Se questi Comuni decidessero di optare per la fusione, potrebbero beneficiare di incentivi statali pari a € 9,7 milioni all’anno per 10 anni: una sola annualità di incentivi coprirebbe il 54% dei trasferimenti persi nell’ultimo quinquennio; sarebbe così possibile tagliare dell’8% la pressione fiscale oppure incrementare del 61% la spesa per investimenti. Nuovi Comuni – i Comuni che hanno da poco approvato la fusione o stanno per affrontare il referendum: 4 aggregazioni che coinvolgono 8 Comuni e 22.000 abitanti. Con la fusione arriverebbero € 2,1 milioni di incentivi statali per 10 anni; una sola tranche di incentivi riuscirebbe a coprire il 67% di quanto perso in trasferimenti statali dal 2010. Queste risorse permetterebbero la riduzione della pressione fiscale dell’11% oppure l’aumento della spesa per investimenti dell’89%. Unioni piccole –è stato ipotizzato un processo di fusione solo per le Unioni fino a 20.000 abitanti: 11 Unioni di 43 Comuni e 147.000 abitanti. Nell’ipotesi di “trasformazione” di queste Unioni in nuovi Comuni, gli incentivi statali sarebbero € 15 milioni e sarebbe possibile una decurtazione del 14% della pressione fiscale o, in alternativa, l’incremento del 55% degli investimenti comunali. valore complessivo degli incentivi Il valore complessivo degli incentivi per la fusione in Toscana sarebbe di € 37,9 milioni. Considerando anche i risparmi nella gestione dei servizi ottenibili nel medio-lungo periodo, il beneficio salirebbe fino a € 58,7 milioni: grazie alla fusione, ciascuna aggregazione comunale della Toscana disporrebbe mediamente di € 1,8 milioni, che equivalgono a € 587.000 per Comune e a € 139 per abitante.