
Due bambini sul triciclo, uno di fianco all’altro, senza nessuna voglia di sorpassarsi ma solo quella di giocare, nel giardino di casa. Uno di quegli istanti che la fotografia strappa al tempo e rende immortali: perfino oltre i suoi protagonisti. E’ l’immagine che Bernardo Mennini ha dedicato al fratello ora che il destino l’ha sbalzato fuori, dal triciclo e dalla vita. Il fratello Valerio. Morto la mattina di Ferragosto, in fondo ad un’agonia infinita alla quale la malattia lo aveva inchiodato. Fino a rubargli quel sorriso che era da sempre il suo dna. Quando la mattina si affacciava nella nostra redazione, giovanissimo e alle prime armi, anche solo per capire cosa avrebbe potuto scrivere, si faceva sempre strada con quell’espressione stupita e goliardica che avevamo imparato ad amare. Aveva solo 52 anni, non ha retto all’ultima spallata della sfortuna che lo aveva preso di mira.
Una malattia aggressiva, sempre la solita, quella che pensi di piegare ma che spesso vince ancora. Ha combattuto con tutte le sue forze, sempre affiancato dai figli e dal fratello Bernardo. Tra barlumi di luce e momenti di abbandono: fino alla fine.
Giornalista, Valerio si era innamorato di questo mestiere da ragazzo. Ogni volta che l’allora caposervizio Mario D’Ascoli gli chiedeva un servizio si illuminava, come fosse ancora in sella a quel triciclo. Rapito anche dalle "missioni" per lui più proibitive: come quando lo spedivi su un campo di calcio e ti chiamava per capire bene di cosa si trattasse. Gli articoli dalla sua Cortona, la città che aveva visto protagonista per anni il babbo Spartaco, poi oltre, fino ai fatti di cronaca: nei quali Aurelio Marcantoni, un altro grande vuoto apertosi nella nostra redazione, lo aveva quasi adottato, con quel fare burbero e paterno che era parte di lui. Dopo La Nazione aveva proseguito al Giornale della Toscana, fino a diventarne vicecaporedattore. E Lucia Bigozzi, allora con lui, ci racconta a fianco uno degli episodi di quegli anni, specchio dell’entusiasmo di una vita. Poi si era dedicato al mondo della cooperazione oltre che alla sua famiglia.
Innamorato perso della sua Beatrice, l’aveva persa qualche anno fa, d’improvviso. Un’altra morte prematura, inaccettabile. Ma aveva continuato a dedicarsi ai figli, Sofia e Edoardo: lei sta per compiere 18 anni, lui ne ha 15. Erano al suo fianco anche ieri, nella camera ardente della Croce Bianca. Insieme allo zio Bernardo, l’altro triciclo di quella fotoa. Presidente di Atam, segretario provinciale di Forza Italia, ha ricevuto nelle ultime ore perfino la telefonata diretta di Silvio Berlusconi. "Sono davvero addolorato da questa tragedia" gli ha sussurrato, in una delle mille chiamate ricevute in questi giorni.
Lui il saluto lo ha concentrato in un messaggio su Facebook ("Ho perso non solo un fratello, ma anche l’amico sincero, capace, complice, sensibile e solidale ma soprattutto buono") e in quella foto sul triciclo. "Ricordati sempre che sei nata da una coppia allegra" diceva il protagonista de "La meglio gioventù" alla figlia. Ed è forse la traccia più profonda che Valerio avrebbe voluto lasciare.
Alberto Pierini