Arezzo, 10 gennaio 2025 – Un’aggressione ogni due giorni. Per la precisione sono 236 quelle compiute nei confronti del personale sanitario nel 2023, nella nostra provincia.
“La violenza contro gli operatori della salute rappresenta una ferita profonda per la nostra società, che non possiamo più tollerare. Medici, infermieri, operatori sanitari e tutto il personale che lavora negli ospedali e nelle strutture sanitarie sono il cuore del nostro sistema di cura: ogni giorno dedicano le loro competenze e il loro impegno per prendersi cura delle persone, spesso in condizioni di grande stress e difficoltà” spiega Giovanni Grasso, presidente dell’ordine professioni infermieristiche di Arezzo.
Delle 236 aggressioni segnalate nel 2023, 55 sono state verso medici. Di queste, 38 si sono verificate all’interno di un presidio ospedaliero, 16 nel distretto e uno in occasione di una visita domiciliare.
I dati confermano che aggressioni fisiche e insulti verbali continuano a funestare soprattutto i Pronto soccorso, ma nessuna area dell’assistenza è priva di rischi. Sono state 13 le aggressioni nei nostri pronto soccorso nel 2023; seguono quelle in pediatria 7, poi la salute mentale con 6 e infine la medicina e chirurgia con 4.
“Assistiamo, purtroppo, a un aumento di episodi di aggressioni fisiche e verbali nei confronti di chi opera per la tutela della salute pubblica. Questa tendenza non è solo inaccettabile, ma mina anche la qualità e la sicurezza dei servizi sanitari stessi”.
A preoccupare ancora di più c’è che i dati parlano chiaro e delineano un continuo aumento delle aggressioni.
Nell’Asl sud est, in soli tre anni, dal 2020 al 2023, siamo passati da 34 alla cifra esponenziale di 452 casi. Nel 2020 erano state, appunto, 34 le segnalazioni; poi cresciute fino ad arrivare a 120 nel 2021.
Solo un anno dopo sono diventate 230 (su un numero totale di dipendenti pari a 9762). Ed eccoci al 2023 con una cifra che sfiora il raddoppio: in un anno ben 452 aggressioni. Nel primo semestre nel 2024 sono state 203. Si parla di emergenza.
Eppure sin dal 2020, l’anno del Covid-19, la situazione era parsa allarmante, visto che fu approvata la legge 113 per inasprire le pene nei confronti di chi si rende responsabile di violenze e aggressioni nei confronti dei professionisti sanitari. Una lunga strada per arginbare il fenomeno che è poi proseguita con l’istituzione, nel febbraio 2022, dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie.
Sono state poi avviate campagne di comunicazione con lo slogan: “La violenza non ti farà stare meglio, loro sì”.
Infine lo scorso anno è stata approvata la legge 171/2024, che prevede la possibilità di arresto in flagranza differita per aggressioni a danno di operatori sanitari e servizi di sicurezza complementare, nonché arresto e multe in caso di danneggiamenti.
Una legge salutata con generale favore dal mondo dell’assistenza medica e infermieristica, che però chiede anche ulteriori misure di sicurezza, come un numero maggiore sia di presidi di polizia nelle strutture sanitarie, sia di impianti di videosorveglianza.
Leggi chiare e certe, è naturale, ma è necessario anche ripristinare la fiducia tra cittadini e operatori sanitari, garantendo la sicurezza di chi è in prima linea per la salute pubblica.
Come sottolinea il presidente dell’ordine professioni infermieristiche di Arezzo Giovanni Grasso, la posizione deve essere di ferma opposizione al fenomeno: “Condanniamo fermamente qualsiasi atto di violenza nei confronti degli operatori sanitari e ci impegniamo a promuovere misure concrete per prevenire e contrastare questi fenomeni” conclude il presidente.