Arezzo, 31 marzo 2020 - Sono saliti a 23 i tamponi positivi riscontrati all’interno della Rsa di Montevarchi. Lo ha annunciato il sindaco Silvia Chiassai Martini, che ha ricevuto apposita comunicazione dalla Aslin un aggiornamento del pomeriggio. Tra queti 17 sono degenti e sei sono operatori.All'interno della struttura si lavora febbrilmente a separare i letti e le camere, per evitare contatti tra chi sia risultato positivo e gli altri: ma si aspettano ancora ulterori dati. "Siamo molto preoccupati" spiega la sindaca Silvia Chiassai Martini. E attacca la Regione in una lettera al Governatore della Toscana Enrico Rossi.
“Anche a Montevarchi – scrive la Chiassai – si è diffuso drammaticamente il contagio nella casa di riposo, con ben 17 contagiati che rappresentano un primo riscontro e stiamo aspettando la riposta su altri 50 tamponi effettuati, tra ospiti e operatori. Come pensa la Regione di tutelare i nostri anziani e operatori, e inconcepibile che non si faccia prevenzione. Quando il Covid entra in un luogo abitato da persone fragili è chiaro il forte rischio di contagio e non solo, quello che è accaduto a Bucine non ci ha insegnato nulla? Se ci fosse un nostro familiare in una struttura forse capiremmo come si possono sentire i parenti”.
È vergognoso – prosegue la Chiassai – che chi ha l’onore di occuparsi della salute di tutti i cittadini della Regione ed, in questo momento più che mai, della sicurezza degli operatori sanitari, ritenga non necessario verificare lo stato di salute facendo i tamponi e non dotando gli operatori del 118 ed il servizio di pronto soccorso dell’utilizzo delle mascherine FFP2- FFP3.
Secondo il Presidente, chi dovrebbe essere degno di ricevere dalla regione delle mascherine FFP3 se non chi si espone in prima linea a rischio del contagio? Si dimostra così una totale cecità nel rendersi conto dei pericoli reali che da settimane gli operatori sanitari stanno correndo”.
“Non è bastato il numero altissimo di malati che si sono registrati nella nostra provincia legati agli operatori negli ospedali, nei distretti e nelle RSA e tutti i contagi che da essi ne sono seguiti a familiari e a persone fragili?. Questo – prosegue il sindaco di Montevarchi e presidente della Provincia – è un comportamento irresponsabile che ha già provocato troppi casi positivi e purtroppo decessi. Sono passate due settimane dall’annuncio tramite le reti nazionali dei tamponi a tappeto e non è stato fatto niente, Si è annunciato sui giornali l’arrivo di mascherine che gli operatori della Gruccia non hanno mai visto. Non siamo in campagna elettorale, quando un Governatore fa un comunicato di tale importanza ci si aspetta che alle parole seguano subito i fatti, cosa si aspetta di chiudere i reparti e le RSA?”.
“Come Sindaco – aggiunge la Chiassai – mi sento responsabile della salute dei miei concittadini e pretendo che chi gestisce da 15 anni la sanità regionale si assuma la responsabilità di mettere in atto tutte le possibili azioni di prevenzione che a distanza di un mese in Toscana non sono assolutamente partite. Nonostante l’esperienza pregressa del Nord non siamo riusciti a garantire né i presidi di sicurezza, né i tamponi ma scommetto che in Regione sono stati fatti!
Chiediamo ai cittadini di stare a casa; il Paese si ferma per contenere il fenomeno ed evitare i contagi e poi non mettiamo in sicurezza gli operatori sanitari. Continuiamo a chiamarli eroi, ma lo sono perché stanno in prima linea a fronteggiare la sofferenza e le malattie delle persone più deboli non devono essere eroi perché disperati elemosinano delle protezioni che dovrebbero spettare di diritto”.
“Perché la Regione Toscana non vuole fare i tamponi agli operatori sanitari, forse non vuol far emergere il numero reale di casi positivi? Come responsabile della salute dei miei cittadini – conclude il sindaco – chiedo che la Regione si impegni a fornire all’ospedale di Santa Maria alla Gruccia, che la stessa ha riconosciuto di presidio di primo livello, come Arezzo, di un macchinario per effettuare i tamponi in tutta la nostra vallata a partire dagli operatori sanitari dell’ospedale, dei distretti, delle RSA.
Visto che a Firenze sono state autorizzate anche strutture private non capisco perché non si tuteli una realtà ospedaliere importante e pubblica. Visto che alle richieste formali già inviate da settimane, nelle quali chiedevo le stesse cose non sono stata degnata neanche di risposta, rispondete almeno ai cittadini che rappresentate, ci vuole rispetto soprattutto quando si parla della loro salute e me lo aspetto da chi ci governa.
Ricordo che dietro ai numeri che ci vengono comunicati, addirittura con giorni di ritardo, dei contagi e dei decessi per Covid19, ci sono uomini e donne, famiglie che meritano rispetto e spiegazioni se sia stato fatto il possibile per i loro cari”.