LUCA AMODIO
Cronaca

Analisi a tappeto sui vigili del fuoco. Il comandante annuncia lo screening: "Ma il Pfas non è negli schiumogeni"

Baglioni netto nell’incontro molto cordiale con le famiglie degli scomparsi. "Vogliamo per primi la verità". L’Arpat avvierà i test in tutte le sedi, volontari quelli del sangue. Le domande ancora senza risposta.

Baglioni netto nell’incontro molto cordiale con le famiglie degli scomparsi. "Vogliamo per primi la verità". L’Arpat avvierà i test in tutte le sedi, volontari quelli del sangue. Le domande ancora senza risposta.

Baglioni netto nell’incontro molto cordiale con le famiglie degli scomparsi. "Vogliamo per primi la verità". L’Arpat avvierà i test in tutte le sedi, volontari quelli del sangue. Le domande ancora senza risposta.

"C’è un protocollo d’intesa tra l’Università di Bologna e i vigili del fuoco dell’Emilia Romagna che coinvolgerà anche il comando di Arezzo: ci sarà uno screening sulle eventuali presenze di sostanze pericolose nel sangue del personale che sarà disposto a fare analisi del sangue. In più l’Arpat realizzerà dei rilievi ambientali sia in acqua che nell’aria nelle caserme di Arezzi". Parole scandite con fermezza quelle del comandante aretino dei vigili del fuoco. Fabrizio Baglioni ha parlato davanti ai microfoni dei giornalisti dopo l’incontro con i familiari dei tre vigili del fuoco morti per glioblastoma. Il tumore al cervello si è portato via Mario Marraghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli tra l’ottobre del 2022 e il dicembre del 2023.

Una coincidenza che inquieta e che ha sollevato un caso nazionale: i tre pompieri lavoravano tutti ad Arezzo e poi sono morti uno dopo l’altro una volta arrivati alla soglia della pensione. Figli e mogli adesso chiedono che venga fatta luce sulla questione. Nel mirino delle ricerche che prenderanno il via a stretto giro ci sono le sostanze perfluorate o polifluorurate, particelle che si annido nell’umido e la cui presenza in eccesso è cancerogena. L’ipotesi che le famiglie mettono sul tavolo è una possibile correlazione tra l’esposizione a queste sostanze nei dispositivi di protezione individuali. E se questi dispositivi nascondessero un rischio invisibile e letale? Si chiedono le famiglie. Domande che sono state anche portate all’attenzione del corpo nazionale.

"Le particelle Pfas non sono contenute nei liquidi schiumogeni dei vigili del fuoco, ad eccezione degli aeroporti che noi non abbiamo", rassicura il comandante Baglioni. "L’incontro è stata una risposta favorevole ai parenti dei colleghi che non ci sono più e per me è stato, oltre che un dovere, anche un piacere ascoltare le loro emozioni e le loro volontà", spiega Baglioni.

"Come ho potuto rappresentare ai familiari, l’Amministrazione centrale ha subito recepito la problematica e ha manifestato la volontà di poter capire e comprendere le motivazioni delle dolorose morti, ed eventualmente prendere le misure opportune per chi fa questo lavoro", aggiunge. E poi la situazione in caserma: "Parlando con i colleghi ho potuto constatare il rammarico per chi non c’è più, una sorta di preoccupazione per capire se ci sono dei rischi - anche se già da anni l’Amministrazione aveva preso delle misure per evitare l’uso di quei liquidi che contenessero sostanze potenzialmente pericolose; ma anche vicinanza rispetto chi porta avanti questa battaglia".

Sul tema è intervenuto anche il Dipartimento dei vigili del fuoco: "Il caso è seguito con la massima attenzione da noi, siamo in continuo contatto sul tema anche con le organizzazioni sindacali", garantiscono da Roma. "La ricerca consentirà di confrontare i risultati ottenuti con quelli più recenti riportati in letteratura - prosegue la nota - a testimonianza della grande cura e attenzione per il proprio personale, il Dipartimento ha sentito il bisogno di potenziare il proprio settore sanitario istituendo la Direzione centrale per la salute, articolata in cinque uffici con competenze strettamente sanitarie ed un ufficio con competenze tecniche, per occuparsi dei temi della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro".

Sulla questione non ci sarebbe invece nessun fascicolo aperto in procura. Nessuno dei familiari ha fatto un esposto alla magistratura sulla situazione, tant’è che non c’è nemmeno un legale incaricato. "Il nostro interesse è solo avere verità, non ci interessa un processo", ci dicono i familiari. Oltretutto non ci sarebbe nemmeno una soglia di pericolosità della Pfas che possa configurare un reato. Ma ciò non toglie l’impegno di tutti ad andare a fondo del mistero.