
Il debutto di primavera dell’Antiquaria conferma presenze da record
Alla sferzata di vento c’è un attimo di panico in piazza Grande. Le tende dei locali tremano come ad un terremoto, gli ombrelloni si piegano come canne, dai banchi vengono giù oggetti di ogni tipo, compresi alcuni fragili. Era un "soffio" atteso dal sabato mattina, annunciato dai metereologi: e infatti dalle 14 c’era già chi legava le tende e moltiplicava le precauzioni. Il prezzo da pagare per una Fiera inondata di sole, i nuvoloni della domenica non reggono al vento e la festa va fino in fondo. E i numeri tornano. Perché gonfiano le vele dell’Antiquaria prima del vento, tornano perché in coda alla due giorni superano la vetta delle trentamila presenze, il sigillo delle edizioni migliori.
Un risultato al quale gonfia il petto l’assessore Simone Chierici e che vede volare dai banchi anche il primo annuncio sulla festa di giugno: una Fiera di tre giorni per il compleanno numero 57 della manifestazione. Il ritorno dei dandy, quindi non dei numeri ma dei conti, essendoci tra loro anche personaggi di sangue blu. E un ritorno in bicicletta: quest’anno i maestri dell’eleganza sfileranno sulle due ruote, se non addirittura sulle tre, se qualcuno riuscirà a spolverare qualche bici d’epoca. Un assaggio promettente delle Fiere di primavera, ma che non azzera l’amaro del periodo. I dazi.
Ma come, i salassi alla Trump fanno male perfino tra gli oggetti del tempo che fu? Sì, fanno malissimo, a sentire i diretti interessati: gli antiquari. Che spiegano il meccanismo: chi arriva dall’America tradizionalmente compra qui e poi spedisce quello che ha preso in patria, non potendoselo portare in valigia e in aereo. Ora non più o comunque molto meno: perché basta superare il confine e la cifra viene caricata di tasse. "Già a Parma c’era stata una frenata robusta da parte degli stranieri, qui abbiamo toccato con mano il bis", conferma uno degli antiquari di punta di piazza Grande, innamorato di Arezzo. Se la sua analisi, e quella di altri colleghi, fossero confermate le ombre si allungherebbero sulle edizioni d’estate: perché da luglio in poi sono gli stranieri a fare la differenza, un po’ come in tutto il nostro turismo. E se il turismo, come spiegano i professionisti di Intour, potrebbe perfino giovarsi del clima commerciale teso di questi mesi, non altrettanto potrebbe succedere per i successi negli incassi, a meno di schiarite tra le due parti dell’oceano, attese e sperate da tutti. Staremo a vedere.
Per ora vediamo per certo la buona forma di un evento che da quasi 57 anni accompagna le fortune della città. Un fiume di gente sul percorso, copertura integrale di tutte le strade coinvolte, una rifioritura di affari nell’indotto: la coda fino a metà piazza della gelateria di San Francesco o per i panini alla Badia sono alcune delle conferme evidenti sul terreno. Ma il ferro va battuto finché è caldo. Il Comune lo ha fatto saggiamente allungando a tre giorni l’edizione di giugno e quasi certamente anche quella di dicembre. Ora si tratterebbe di arricchire l’offerta, rafforzando la qualità che non sempre è spalmata su tutti i banchi, ad esempio quelli del vintage "selvaggio". Ma la Fiera dà del tu a mostre, eventi, musei, ogni scommessa in questo campo è vincente. Dazi permettendo.
Lucia Bigozzi