
di Alberto Pierini
"Arriviamo che li trovamo e stanno dentro all’Autogrill": Martino Di Tosto, il tifoso della Roma prima scaricato in ospedale dai suoi amici e poi arrestato, si è avvalso, come è suo diritto, della facoltà di non rispondere al giudice nell’udienza di convalida. Ma in parte a parlare per lui sono i tabulati telefonici e in particolare i messaggi via cellulare. Un passaggio è finito nel verbale dell’udienza: e apre un’ulteriore finestra sulla guerriglia scatenatasi in autostrada. E lo fa mentre cominciano a piovere i Daspo della Questura: uno anche nei suoi confronti. Per ora i provvedimenti sono nove in tutto, sei a carico dei napoletani e tre di fans giallorossi.
Oltre a Di Tosto nella lista ci sono quelli passati da analoghe udienze per arresti poi non convalidati, come il trentenne partenopeo Antonio Marigliano, messo ai domiciliari il giorno dopo lo scontro di Badia al Pino. O come Emiliano Bigi e Filippo Lombardi, mancate convalide del gip di Roma, non riconoscendo l’urgenza e la necessità per l’arresto in flagranza differita.
Ma a fare un filo più di chiarezza è proprio il verbale dell’udienza di Di Tosto, svoltasi alla Vela. Nella fase di avvicinamento si scambiava messaggi "dai quali emerge – scrive il giudice – l’intenzione di recarsi nei pressi dell’autogrill di Badia con le modalità poi verificatesi". Un ruolo da protagonista. Ed ecco la frase: "l’unica cosa che se comunque arriviamo, arriviamo che li trovamo e stanno dentro all’Autogrill, secondo me la cosa più intelligente da fa è fermasse alla rampa d’uscita, quindi sull’autostrada, ed entraje da davanti...". Ed è quello che è successo.
Perché, come certifica con completezza il magistrato e si evince dal video, "i mezzi dei romani erano parcheggiati in autostrada dopo l’uscita autogrill, quindi sono scesi e rivolti verso l’autogrill". Auto all’uscita (per non perdere il contatto ricercato con la tifoseria rivale?) e quindi la risalita a piedi verso l’area di servizio.
Di Tosto, emerge dal verbale, è stato riconosciuto dai "capi di vestiario intrisi di sangue" conferma un agente della Digos di Roma" che evidentemente lo ha incrociato negli stadi". Era proprio nella rampa di uscita da Badia al Pino, "nascosto nel volto". Comunque dalle testimonianze raccolte non viene visto colpire nessuno ma "indietreggiare tra un gruppo di persone travisate, poi riaffrontare altri tifosi e infine nascosto". Per il resto c’è la ricostruzione attenta della vicenda. A cominciare dal motivo che spinge a chiudere l’autostrada, insieme a quello di evitare rischi alle auto in arrivo: "dall’area di servizio Montepulciano Est stavano ripartendo circa 5 van della tifoseria della Roma, dai quali erano scesi più di 200 ultras giallorossi".
Si vuole evitare che confluiscano tutti a Badia al Pino. Poi i lanci di sassi, oggetti e fumogeni dei supporters del Napoli. E i mancati arresti in flagranza? Appesi anche alle esigenze di sicurezza, "il luogo in cui si sono svolti gli scontri non permetteva la chiusura completa dell’area per individuare i responsabili ed una eventuale cattura dell’autore avrebbe determinato una violenta reazione".
Intanto l’indagine si allarga: le contestazioni dalla rissa aggravata si estendono all’interruzione di pubblico servizio e all’attentato alla sicurezza dei trasporti. Gli indagati sono destinati a crescere e così i Daspo, i "cartellini rossi" all’ingresso degli stadi.