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Il vescovo Migliavacca e Franco Vaccari durante la cerimonia giubilare a Rondine
"Il passato ci insegna, ma è il domani che nasce qui, tra le nostre mani". Uno studente lancia la navicella di Rondine nell’orbita del Giubileo. È l’ultima porta santa a spalancarsi tra quelle volute dal vescovo Andrea Migliavacca. Che presiede la cerimonia, nella chiesina della cittadella. "Quando siamo arrivati qui – racconta il presidente Franco Vaccari – era crollato il tetto e da qui si vedeva il cielo". Le oltre cento persone assiepate davanti guardano in alto, come se quella "finestra" si riaprisse. Tra loro tutte le autorità, prefetto e questore in testa. I ragazzi di tutto il mondo, gli studenti del quarto anno liceale, i volontari, la spina dorsale di un’esperienza proprio il vescovo ha voluto al centro del giubileo.
La vera cappellina è quella a fianco, l’unica rimasta consacrata, ma dalle parti del borgo sono dettagli. I dettagli di una storia che ritaglia in una serata di fine febbraio una cerimonia quasi unica in Italia. Si apre con un versetto del corano, letto da un giovane laureato in teologia islamica, si prosegue con la riflessione di un ex studente ebraico, si passa attraverso il cristianesimo ortodosso, si approda al cattolicesimo di una ragazza del Mali. Il vescovo è accanto ad una tavola di pietra, che poco dopo scorrerà sui binari per trasformarsi in un altare. Che apparecchia per primo: entusiasta di apparecchiare una tavola, uno dei simboli di Rondine.
La tavola intorno alla quale i "nemici" mangiano insieme diventa una mensa, a tratti eucaristica. Una celebrazione fatta di silenzi, per dare modo a ciascuno di pregare secondo le proprie tradizioni, di abbracci, di scambi della pace. Tra le sedie i rappresentanti della Verna e di Camaldoli.
Da La Verna un frate porta la Lampada del Giubileo, custodita fino a quel momento nella Cappella delle Reliquie del Santuario. Una cesta bianca raccoglie le letture, le poesie e le testimonianze dei ragazzi. "Devo sparare alla persona che ieri ho abbracciato": la frase di uno dei primi studenti diventa la base di una poesia, letta da Adelina, in una dolce calata kosovara, e che rilancia il messaggio di Rondine e insieme quello del Giubileo. Declina la speranza del Papa. E la proposta controcorrente di quella porta giubilare con vista sull’Arno. "Quassù aspettiamo quanti vorranno attraversarla" chiude Vaccari. Non prima di aver letto, uno a uno, tutti i nomi di chi ha intuito, costruito e disegnato l’epopea di Rondine. La comunità iniziale, il parroco che per ultimo aveva abbandonato il paese, i giovani scomparsi troppo presto, i guardiani della Verna e i priori camaldolesi protagonisti del viaggio in Russia che ne aveva iniziato il percorso.
Invitati speciali alla festa dell’ultima porta spalancata. "Le pietre antiche la storia ispirano, c’è un ulivo con radici profonde, una promessa che il tempo nasconde". E tanti giovani riuniti in questo borgo. Sono arrivati dai Paesi in guerra, dove il conflitto chiude ogni porta. Qui, invece, è spalancata e i giovani ne sono custodi. Perchè "sono loro la via per la pace", scandisce il vescovo.
Lucia Bigozzi