REDAZIONE AREZZO

Appello Martina: 3 anni ad Albertoni e Vanneschi. I genitori: ma almeno loro sono vivi

La sentenza pronunciata pochi minuti dopo le 16: in aula sia i due giovani di Castiglion Fibocchi che i genitori della ragazza. Il reato è tentata violenza sessuale

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 28 aprile 2021 - La Corte d'appello di Firenze, al termine del processo bis dopo il rinvio disposto dalla Cassazione, ha condannato a 3 anni di reclusione ciascuno il 28enne Alessandro Albertoni e il 29enne Luca Vanneschi, entrambi di Castiglion Fibocchi, per tentata violenza sessuale di gruppo, reato in conseguenza del quale sarebbe morta Martina Rossi, la studentessa genovese di 20 anni precipitata la notte del 3 agosto 2011 dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca, dove era in vacanza con le amiche.

"Loro possono continuare a vivere, nostra figlia no", la prima reazione a caldo dei genitori di lei, Bruno Rossi e Franca Murialdo. Ai due ragazzi di Castiglioon Fibocchi è stata revocata anche l'assoluzione per l'altro capo di imputazione originario, la morte come conseguenza di altro reato, che è stato dichiarato prescritto. Nel primo appello del giugno scorso c'era stato invece un proscioglimento con formula pien a

La sentenza è stata emessa oggi pomeriggio, alle 16, ed è stata letta dal presidente Alessandro Nencini. In aula erano presenti i due giovani condannati (che prima della camera di consiglio non hanno rilasciato dichiarazioni spontanee come era stato invece annunciato) e i genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, che hanno lottato a lungo per far riaprire il caso.

La Corte ha accolto la pena illustrata dal sostituto procuratore generale Luigi Bocciolini, lo scorso 7 aprile: al termine della sua requisitoria aveva chiesto la condanna dei due giovani a 3 anni di reclusione, che peraltro si estinguerà per prescrizione tra la fine della prossima estate e l'autunno. Le difese dei due imputati nell'udienza dello scorso 14 aprile avevano chiesto l'assoluzione per i loro assistiti.

In primo grado ad Arezzo il 14 dicembre 2018 i due imputati vennero condannati a 6 anni di reclusione per tentato stupro e morte in conseguenza di altro reato (poi estinto per intervenuta prescrizione). Il 9 giugno 2020 la Corte d'appello di Firenze aveva assolto Albertoni e Vanneschi "perché il fatto non sussiste". La Suprema Corte di Cassazione lo scorso 21 gennaio ha annullato la sentenza di assoluzione disponendo un nuovo processo per i due imputati come aveva sollecitato, nel corso della requisitoria, il sostituto procuratore generale Domenico Seccia e accogliendo i ricorsi presentati dalla procura generale di Firenze e dalla parte civile. Ora la decisione di condanna per gli imputati da parte della Corte d'appello di Firenze nel processo bis.

"I due condannati potranno continuare a vivere, nostra figlia no. I giudici hanno riconosciuto che nostra figlia è stata ammazzata, non è morta per un gioco. Il nostro stato d'animo è sopra il cielo: con questa sentenza ci sembra di aver recuperato l'affetto di nostra figlia, la sentiamo di nuovo al nostro fianco. La nostra lunga battaglia lunga dieci anni non è stata inutile".

Lo hanno detto all'Adnkronos i genitori di Martina Rossi, Bruno Rossi e Franca Murialdo, dopo aver assistito alla lettura della sentenza della Corte d'Appello di Firenze. Marito e moglie quando il presidente del collegio, Alessandro Nencini, ha pronunciato il verdetto di condanna nei confronti di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi si sono sciolti in un pianto. "Una condanna a tre anni di reclusione sembra una pena bassa - ha aggiunto il padre Bruno - Ma per quanto bassa possa essere questa quantità di pena noi siamo convinti che anche Martina sarebbe contenta, soddisfatta per questa sentenza: perchè riconosce innanzitutto che è stata uccisa, che non è rimasta vittima di un tragico gioco".

"La sentenza - ha osservato commosso Bruno Rossi - riabilita Martina, con i suoi affetti incredibili che aveva in giro, con le sue tante amicizie, con i suoi tanti interessi, con le sue tante passioni. E innanzitutto il suo desiderio di vivere, di futuro. Una giustizia l'abbiamo avuta, pur nel dolore immenso che portiamo nel cuore".

"La sentenza, inoltre, dimostra che la nostra battaglia aveva ragione di essere fatta, di essere portata avanti: non l'abbiamo fatta per un capriccio, per testardaggine. La nostra ragione d'essere era dare giustizia a Martina e la giustizia è arrivata", ha spiegato Bruno Rossi. "Questi due ragazzi pur condannati potranno continuare ad essere liberi - ha concluso il padre - potranno girare per le strade del loro paese di Castiglion Fibocchi a raccontare le loro verità, a sbeffeggiare, a ridere, a divertirsi, a fare le loro bravate. Martina purtroppo no, non potrà fare niente: è stata condannata a morte dieci anni fa. La vita continua per noi e noi dobbiamo fare a meno di lei anche dopo questa sentenza. Ma la giustizia comunque è arrivata e questo in parte ci consola anche agli occhi di nostra figlia, a cui dovevamo tutto quello che abbiamo fatto fin qui".