Arezzo, 18 settembre 2018 - "Grazie, è un onore aver avuto questo incarico: ma non posso accettarlo". Antonio Paolucci, ex ministro e ex direttore dei Musei Vaticani e degli Uffizi, si tira fuori dal ruolo di "arbitro" nella vicenda della valutazione economica dell'Archivio Vasari.
E lo fa con una lettera indirizzata a Gino Famiglietti, direttore generale degli archivi, e per conoscenza a Diana Toccafondi, soprintendente archivista della Toscana, e al Tribunale di Arezzo e nella quale sostanzialmente appoggia l'obiezione presentata dai fratelli Festari. "Un'opposizione fondata essendo già in passato intervenuto sul merito ritenendo fondata la valutazione di un milione e mezzo dieuro". Una lettera elegante e franca, nello stile del personaggio. E che riapre per l'ennesima volta una partita iniziata da lontano.
Il risultato è che per l’Archivio Vasari, il più prezioso del Rinascimento, al centro da decenni di una diatriba infinita, grande è la confusione sotto il cielo.
La sintesi? I fratelli eredi delle pregiatissime carte, espropriati in primavera per un milione e mezzo (cifra lontanissima dai 150 che a suo tempo sembrava pronto a sborsare l’oligarca russo Vassily Stepanov) hanno ricusato in settimana Antonio Paolucci, l’ex ministro, ex direttore degli Uffizi e dei Musei Vaticani che il tribunale di Arezzo ha nominato come perito super partes nella procedura per la valutazione economica delle lettere di Papi e Granduchi, dei sonetti e dei disegni di Michelangelo, di tutto il patrimonio insomma che rende incomparabile l’Archivio conservato a Casa Vasari e ad essa legato dal vincolo pertinenziale posto nel 1994 dall’allora ministro Alberto Ronchey.
Un nome di fama assoluta, quello di Paolucci, che succedeva a un’altra figura di indiscusso prestigio come monsignor Sergio Pagano, ex direttore dell’Archivio Segreto Vaticano, prima scelta del tribunale, che però aveva rinunciato per impegni personali. Non è super partes, dicevano i Festari di Paolucci: e lui stesso accoglie questa obiezione.
Nel 2005-2006, dopo la trattativa che gli avvocati dei Festari avevano condotto con l’allora sovrintendente di Arezzo Martinez e suggellata da un accordo di massima per una cessione allo stato da 70 milioni, fu proprio il superiore gerarchico Paolucci a fermare tutto: perchè comprare a questa cifra - avrebbe detto alla famiglia e al suo legale Guido Cosulich - quando l’erario può incamerare tutto al prezzo di esproprio di 1,5 milioni? E’ lo stesso di adesso e per i fratelli bastava a inficiare la neutralità dell’ex ministro: come può pronunciarsi da terzo indipendente sulla congruità di una cifra che lui stesso aveva indicato?
La questione, infatti, è proprio quella. I Festari hanno contestato la valutazione che lo stato ha fatto col decreto di esproprio e hanno avviato la procedura arbitrale prevista dalla legge. Un esperto lo indicano loro, Renato Saggiori, uno che si è già occupato ad esempio dei diari di Hitler, uno lo sceglie lo stato, ed è Francesco Caglioti, professore di storia dell’arte a Napoli, il terzo lo indica il tribunale. Ed è una nomina che ora andrà riformulata.