Arezzo, 1 dicembre 2024 – “Tocca fa anche questo”: un Babbo Natale completamente vestito di rosa e con il dialetto fiorentino a tradirlo sotto la barba affida al vento lo sfogo di una giornata difficile. La giornata del trionfo della città. Perché sotto l’albero torna la folla. Un muro di folla. Perché il tandem tra mercatini e Fiera mette il turbo al motore. Perché il pallottoliere comincia a volare. Un frullo frenetico, che alla fine del sabato sfiora quota centotrentamila. Centotrentamila presenze, la sensazione fisica che il record dell’analogo weekend 2023, 250 mila in tutto alla festa, stasera possa essere raggiunto o addirittura battuto. Arezzo firma la due giorni che apre lo shopping natalizio e lò fa fin dal mattino, quando chi arriva si ritrova in coda al raccordo o negli altri ingressi principali alla città.
L’inizio di una coda infinita che accompagnerà le famiglie fino al traguardo. Dappertutto: in coda per un caffè, in coda per la toilette. Al bar all’incrocio tra il Corso e via Garibaldi ci sono dodici persone al bancone per il caffè e quindici ai bagni, ad aspettare il proprio turno. Sparisce anche la distinzione tra servizi per uomini e per donne, la coda diventa bisex, rispettando l’ora di arrivo. E pensare che rispetto ad un anno fa i bagni sono migliorati e finalmente tutti a pagamento, che un cartello campeggia su quelli di via Bicchieraia. Ma il centro non è modulato per cifre a cinque zeri e a tratti si vede. Si vede quasi tutto il giorno ai parcheggi: la Cadorna, dai posti tagliati proprio a ridosso del grande assalto, chiude a tratti l’accesso alle auto da Porta Buia.
L’Eden “conta” quindici auto in attesa continua. E già da fine mattinata sia il Baldaccio che il Mecenate sfoggiano l’arrugginito cartello “esaurito”: un record nel sabato da record. Poi le code si abbattono sui bar, sui locali, tra le casine del Prato: in via Mazzini i due ristoranti viaggiano con la doppia fila, quella al tavolo e quella in piedi per conquistarlo. E per un Babbo Natale che prende di petto il suo impegno quotidiano, ce ne sono altri due che ruotano alla Casa di Santa Claus in Fortezza: il primo smonta all’ora di pranzo, l’altro va a dritto fino a cena, cinque ore a testa sotto il casaccone in questo caso rigorosamente rosso. Uno è di Arezzo e gioca in casa, l’altro è di Napoli e a Natale è di casa comunque.
La staffetta sotto il vischio, una delle mille di una giornata record. Sono cinquantasei le comitive che si abbattono sulla città, una città che non è abituata a tanto lusso ma che grazie al Natale si sta ormai viziando. In testa una guida con la bandierina, alla quale gli altri si incollano: tanti gruppi di turisti avanti e indietro lungo il percorso delle attrazioni. Ci sono code perfino alla cometa sul sagrato del Duomo, per tentare un selfie isolato. “Ma i mercatini dove sono?”: una signora lo ripete frastornata, si è persa tra i banchi antiquari e non riesce ad intercettare i Babbi Natale.
Mentre un muro di gente si riversa tra le casine del Prato, in quaranta per un panino con i rocchi o per le olive fritte. E così ovunque: dai mercatini di San Jacopo ai regni artigiani di Guido Monaco e Sant’Agostino, dalla Fortezza dei miracoli al Prato delle luci, fino al villaggio tirolese, l’indiscusso e indiscutibile ombelico di questo mondo punteggiato di vischio e pungitopo ma all’interno del quale ci sono percorsi codificati.
I gruppi si muovono soprattutto attraverso Porta Buia, partendo dal Rossellino, ma poi sciamano sulle scale mobili che risalgono cigolando da via Pietri. Via Petrarca e piazza Guido Monaco restano una direttrice minore, malgrado la piazza sfoggi alcune delle idee regalo più creative. La stretta passa dalla parte alta del Corso, con via Seteria e via Bicchieraia per un giorno all’anno a contendere la palma di più affollata all’asse dello shopping. Le strade di una città del Natale che cambia le carte in tavola, travolge qualsiasi abitudine e disegna il perimetro di una metropoli che somiglia al più grande presepe del mondo.