Arezzo, 2 dicembre 2024 – “Stavolta è andata bene anche per noi”: Veronica e Andrea sono legati nella vita e nel mestiere, l’arte rara di dare vita a un pezzo di legno, un po’ come Geppetto con Pinocchio. Il loro stand campeggia in Guido Monaco, nella piazza delle idee regalo, un po’ disertata dai turisti. Stavolta no. Un fiume di gente anche di fronte al loro banco, un carosello di colori fatto a mano. Così come in tutta la Città del Natale che, forse, segna il suo gol più importante in una “carriera” punteggiata da tanti successi. Il weekend supera le 250 mila presenze dell’analoga due giorni di un anno fa e si avvicina al tetto delle trecentomila.
Comunque il bilancio provvisorio di questa maratona, partita a metà novembre con obiettivo 6 gennaio, scavalca già a quota mezzo milione. Arezzo, (lo raccontiamo a fianco), furoreggia anche su Isoradio: i viaggiatori scoprono che il casello autostradale è il più gettonato, che di mattina ci sono code per entrare e di sera per uscire, che sul raccordo si avanza a passo d’uomo. Stessa scena in tutto il centro. Sul Corso nessuno procede dritto ma a zig zag, per aggirare i blocchi continui di persone che si fermano tra le vetrine e i saluti in relax.
“Bene? È andata alla grande”: un ambulante sotto i Portici confessa di aver esaurito i fagioli zolfini e mostra il cesto nel quale gli ultimi galleggiano a fatica. Il tandem tra Città del Natale e Fiera si conferma un cocktail senza precedenti. Alcuni antiquari lamentano vendite con il freno tirato ma mai come ieri i banchi ricaricano tardi i loro stand: tutti operativi anche oltre le 18. Adelmo Brogi, uno dei librai di Guido Monaco, esalta la città. “Non esiste un altro mercato come questo”. E piazza uno dei suoi segnalibro sul calendario di una giornata da ricordare. Arezzo, per troppo tempo il vaso di coccio del turismo toscano, si regala una cura intensiva di ferro. Assalto ovunque, compresi i 31 banchini (mai così tanti) di piazza Sant’Agostino. Il commercio arranca dietro ma sfoggia un fenomeno unico: l’apertura di una decina di temporary shop. “Cerchi la folla dove sai di trovarla” suggerisce con sapienza natalizia uno dei responsabili al debutto su questo evento arrivato per l’occasione da Bergamo. Certo, i disagi non mancano.
Il turismo di massa ha le sue regole, qui come altrove: qui fatalmente siamo meno attrezzati, un po’ come se nevicasse a Palermo. Code dappertutto, bagni in testa, telefonate concitate di mattina per prenotare un tavolino, la calca attorno alle casine tirolesi. I tre soci dell’evento portati qui da Confcommercio hanno banchi in tutto il nord ma confessano di non aver mai visto niente del genere. Da oggi sono a Merano ma giovedì torneranno, puntuali, in piazza Grande. E non sono da meno i banchi del Prato, sui quali la Fondazione Intour, regista di tutto l’evento complessivo, ha lavorato bene, fino a farne il secondo polo di attrazione. Code compatte alla Casa di Babbo Natale dentro la Fortezza e quasi fisse anche alla Lego di Fraternita. C’è soddisfazione per tutti, compresi i piccoli punti ristoro del Praticino o tra i vini e i gioielli del chiostro della biblioteca.
Un sabato da paura viene sorpassato dalla domenica mai vista in passato. L’Antiquaria conferma di non essere da meno, forte di quasi 60 anni di storia, anche se perde la sua piazza: un sacrificio doloroso ma che vale la candela, che luccica, insieme alle luci che si accendono nel pomeriggio, al videomapping sulle pareti, al bosco di attrazioni del Prato, la galleria sfolgorante che introduce alla Fortezza. “L’ha vista la serie di Amici miei? E’ nuova..”. Veronica e Andrea mostrano la scena raffigurata nel legno degli schiaffi a grappoli ai finestrini del treno. Ma qui le gote sono rosse solo per il freddo e la città si gode sullo sfondo di quei ceffoni la più incredibile delle carezze.