Salvatore Mannino e Alberto Pierini
Cronaca

Il presagio di Marco: il mio angelo custode si è arreso

I drammatici particolari del pomeriggio alle Vertighe. La corsa a Siena e poi il finale tragico

La scena della tragedia alle Vertighe

Arezzo, 22 agosto 2018 - «TUTTI ABBIAMO un angelo custode: il mio si è arreso». E’ una frase che aveva tenuto a lungo come immagine di copertina del suo profilo Facebook, senza immaginare che sarebbe suonata come un presagio. E neanche un angelo custode con la tuta, il collega accorso a prestargli i primi soccorsi, è riuscito a salvarlo. No, Marco Del Cimmuto è morto a 33 anni, folgorato. Una morte terribile, un secondo stai bene e un secondo dopo una scarica di quelle che uccidono ti attraversa il corpo, ti interrompe il battito cardiaco, ti toglie i sensi.

Tutto nel primo pomeriggio di una tranquilla giornata di lavoro: nel prato di fronte al Santuario delle Vertighe, lì dove la preghiera e la morte sembrano essersi date appuntamento. Marco stava lavorando per la sostituzione dei tralicci: pali della luce usurati, la sua ditta, la Asla di Lama dei Peligni, una località nella provincia di Chieti, aveva vinto l’appalto per rinnovare l’impianto. Aveva mandato tre operai: lui, originario di Pescocostanzo, tra i monti che circondano L’Aquila, e due colleghi. Più era presente un tecnico dell’Enel.

TRE TRALICCI, non di più, tra un campo arato e uno di girasoli, quei paesaggi che dalla Valdichiana aretina cominciano a trascolorare in quella senese. Tutto sembra perfino facile: ma la morte è lì, in agguato. Con il camion sposta uno dei tralicci vecchi: forse si avvicina troppo agli altri, forze un attimo di distrazione. Fatto sta che almeno la ricostruzione più probabile parla di uno sfioramento dei cavi dell’alta tensione. Lì per lì non succede nulla, il traliccio resta a bordo del camion. Ma quando Marco si avvicina e sfiora il palo ecco la scarica implacabile: sono pali di acciaio, un ottimo conduttore di elettricità. Crolla in terra, privo di sensi. Inizia da qui il dramma anche degli altri.

UNO CORRE e in base alle indicazioni che gli arrivano dal 118 tenta un primo massaggio cardiaco per far ripartire il cuore. A ruota proprio per il 118 la Croce Bianca del Monte arriva lì davvero in pochissimi minuti, insieme agli operatori del Pissl, quelli che si occupano di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, ai vigili del fuoco, ai forestali, ai carabinieri. Ma in questo momento conta la macchina del soccorso: l’ambulanza inizia la corsa verso Siena, a bordo il massaggiatore automatico per rianimarlo. L’uomo è ancora vivo ma resta incosciente.

A Siena nuovi tentativi: inutili. Quella scossa non gli ha dato scampo, la morte subentra in serata, poco prima delle 20. La notizia da Siena comincia a scivolare giù per l’Italia, a risalire i monti del’Aquila. Lo descrivono come un giovane ricco di interessi e passioni, in particolare anche per le auto veloci, per il calcio, e pieno di amici. Tra i quali la notizia risuona quasi come quella maledetta scossa del pomeriggio.

Anche perché Pescocostanzo ha poco più di mille abitanti, gli altri sono turisti: e lì nessuno passa inosservato. Un paese tra i più belli d’Italia, uno dei grandi centri del tombolo, guarda caso come Sansepolcro, non lontano da quel campo di girasoli. L’ultimo sguardo di Marco: l’ultima vittima di questa maledetta estate aretina, la prima dopo il rientro dal lavoro. Come se anche qui l’angelo custode si fosse arreso.

Ha collaborato Giorgio Pulzelli