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Arezzo, 21 agosto 2022 - Speravano negli ammortizzatori sociali, ma di fatto sono ancora senza stipendio le 33 dipendenti dei punti vendita Intimissimi, Intimissimi Uomo, Calzedonia e Tezenis che si trovano nel Corso ad Arezzo e al centro commerciale Setteponti dell’Ipercoop. I negozi di intimo e abbigliamento mare sono chiusi da mesi e le dipendenti, quasi tutte donne, non percepiscono stipendio. La situazione pareva destinata a sbloccarsi grazie alla richiesta di cassa integrazione, ma i tempi si sono allungati per alcuni cavilli burocratici relativi a un cambio di società. All’orizzonte resta la procedura fallimentare verso cui i tre brand si avviano a grandi passi. Un meccanismo che tira in ballo anche la casa madre, che sarebbe interessata a rilevare i negozi mantenendo i punti vendita in città, e fa sperare in un futuro per i dipendenti. Ma i negozi di intimo e costumi chiusi, rischiano di restare nell’incertezza ancora a lungo.
All'orizzonte c'è un cambio di proprietà in favore del Gruppo Calzedonia, la grande Spa italiana con sede a Verona che detiene, tra gli altri, anche il brand Signorvino, ma non prima dei tempi tecnici del tribunale per decretare il fallimento e nominare un curatore. “La società aretina che attualmente gestisce i negozi in franchising – dice Marco Pesci Cgil Filcams – ha presentato richiesta per gli ammortizzatori, ma ha anche incorporato in un’unica società titolare dei tre brand i rami dell’azienda. Una mossa che ha complicato le cose, perché l’Inps che riconosceva invece le tre società distinte, ha respinto la domanda. Questo allunga l’agonia delle dipendenti che anche a giugno non hanno riscosso nemmeno gli ammortizzatori. Niente andrà perso la domanda sarà ripresentata e tutto finirà nel fallimento, ma di fatto bollette e spese delle famiglie non aspettano”. L’estate poi non fa che rallentare i tempi tecnici della burocrazia. “Solo una volta che sarà dichiarato il fallimento si potrà lavorare sulla gestione della procedura – dice Pesci Cgil – il giudice deve nominare un curatore, e i tempi sono quelli tecnici del tribunale.
Da settembre riprenderemo i contatti e il confronto con l’attale gestione, poi col curatore fallimentare quando sarà nominato e solo allora si potrà dialogare con la casa madre Calzedonia che si era esposta manifestando la sua intenzione di rilevare tutti i negozi dei tre marchi. Ci aspettavamo però in questa fase un minimo di attenzione in più rispetto ai dipendenti da parte della gestione”. Obiettivo di sindacati, tribunale e lavoratrici, rimettere in moto la machina il prima possibile e far recuperare mensilità arretrate e tfr ai dipendenti. Solo dopo si potrà guardare al futuro e alla volontà di Calzedonia di restare sul territorio aretino. La speranza è di far presto e di riaccendere le vetrine per non perdere anche la partita di Natale.
La situazione per le attività aretine, si è complicata a partire da inizio febbraio, quando sono scattati i sequestri della Guardia di Finanza della compagnia aretina ordinati dalla Procura di Arezzo, che aveva aperto un'inchiesta per omesso versamento dell'Iva e delle ritenute fiscali. All'origine dell'indagine un accertamento dell'Agenzia delle Entrate relativo alle annualità 2016 e 2017. I finanzieri hanno così sequestrato oltre 300mila euro nei conti correnti e oltre 400mila euro in immobili riconducibili alle società controllanti i negozi (che hanno i marchi in licenza, pertanto il gruppo Calzedonia nulla c'entra con l'inchiesta).