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Cronaca

"Aspetto giustizia per il babbo". Stragi, grande attesa a Cavriglia

I risarcimenti di Falzano fanno lievitare l’ansia di chi si sente dimenticato "Non ero nato, bruciarono mio padre". Quasi 200 vittime, oltre cento ricorsi .

I risarcimenti di Falzano aprono la via per i familiari delle vittime di Cavriglia

I risarcimenti di Falzano aprono la via per i familiari delle vittime di Cavriglia

di Filippo BoniAREZZOIl vento di gennaio sfoglia e graffia il giornale semi accartocciato sulla panchina della memoria di Meleto Valdarno. S’intravede un titolo: "Strage di Falzano: risarcimenti per le vittime". "Vedo che finalmente la magistratura ha capito, le sentenze per il risarcimento dei familiari delle vittime delle stragi stanno lentamente e progressivamente arrivando. Spero sia così anche per Cavriglia che ha pagato con 192 morti la ritirata aggressiva dei nazisti e ora siamo oltre cento ad attendere i verdetti dei giudici che dovranno esprimersi nei prossimi giorni". Giampaolo Camici guarda per terra mentre cammina nel nuovo monumento ai caduti di Meleto. Sul muro i nomi delle 93 vittime del suo paese incisi nel corten. "Tra questi nomi c’è quello di mio babbo Andrea; non l’ho mai conosciuto, io stavo in grembo di mia madre quando lo fucilarono e lo bruciarono a Meleto, il 4 luglio. Sarei nato il 19 novembre il 1944. Lo sogno da tutta la vita. Non abbiamo mai avuto giustizia: ora è il nostro turno". Ieri l’altro il giudice del Tribunale civile di Arezzo ha accordato il risarcimento ai familiari delle 11 vittime della strage di Falzano, nel cortonese. La sentenza comporterà l’erogazione dei ristori previsti dai fondi Pnrr. Ma sono ancora centinaia e centinaia i ricorrenti, familiari delle vittime di altre stragi in attesa che i giudici si esprimano, molto probabilmente nel corso del 2025. Solo a Cavriglia, dove anche Comune e Regione sono coinvolti, ci sono 120 ricorrenti. Altri ancora sono a Civitella, altri a Bucine, a Vallucciole. Sono tanti perché tante e terribili furono le stragi nazifasciste nell’aretino. Il dramma ebbe inizio a primavera 1944 e proseguì fino a settembre.

Dopo l’eccidio in Valtiberina il 27 marzo a Villa Santinelli con 9 partigiani fucilati, aprile iniziò con le stragi contro le popolazioni in Casentino, a Vallucciole (108 morti), a Partina e a Moscaio di Banzena (37). Il 14-15 giugno a Chiusi della Verna furono uccise 10 persone. Il 20 toccò a Montemignaio: 11 vittime; il 26 e 27 giugno a Falzano; il 29 a Montemignaio, a Carbonettoli: 5 morti. Lo stesso giorno, a Castel San Niccolò, a Cetica, vennero fucilati 13 civili, mentre una decina di partigiani moriva in combattimento. Sempre il 29 giugno la Hermann Goring colpì a morte Civitella, Cornia e San Pancrazio di Bucine: trucidati 244 civili, in uno dei massacri più terribili della storia della Resistenza, citato anche dal Presidente della Repubblica Federale di Germania nel suo discorso ufficiale a Marzabotto.

Quattro giorni dopo in Valdarno, il 4 luglio, gli stessi uomini di Civitella, operarono a Cavriglia e organizzarono la quarta strage nazifascista più terribile mai messa in atto: 192 vittime a Meleto Valdarno, Massa Sabbioni, San Martino, Castelnuovo dei Sabbioni e Le Matole. Poi la scia di sangue raggiunse Loro Ciuffenna (47 vittime). Il 14 luglio, a ridosso della liberazione di Arezzo, i nazisti colpirono San Polo: 63 persone falciate in pochi minuti. Nei due mesi successivi i nazisti colpirono a Poppi, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Sestino e Montemignaio. Una carneficina che non ha mai avuto giustizia.