LUCA AMODIO
Cronaca

Assolti dopo 16 anni. Incidente mortale nel cantiere al Palaffari. L’Appello ribalta tutto

L’operaio Vincenzo Spiniello fu schiacciato da un pilone nel luglio 2009. Per i giudici di secondo grado nessuno degli imputati è colpevole. Nel 2018 i nove imputati vennero condannati a un anno e 4 mesi.

L’operaio Vincenzo Spiniello fu schiacciato da un pilone nel luglio 2009. Per i giudici di secondo grado nessuno degli imputati è colpevole. Nel 2018 i nove imputati vennero condannati a un anno e 4 mesi.

L’operaio Vincenzo Spiniello fu schiacciato da un pilone nel luglio 2009. Per i giudici di secondo grado nessuno degli imputati è colpevole. Nel 2018 i nove imputati vennero condannati a un anno e 4 mesi.

Ci sono voluti sedici anni per mettere un punto all’incidente sul lavoro che costò la vita a Vincenzo Spiniello (nella foto piccola in alto), carpentiere casertano che morì nel 2009 durante i lavori per la costruzione del centro affari. Un’era geologica fa, per chi legge. Fu travolto da un pezzo di calcestruzzo nel cantiere del Palaffari. Giovedì la decisione della corte d’appello di Firenze: tutti assolti i nove imputati che in primo grado vennero condannati ciascuno a un anno e quattro mesi. La prima sentenza nel 2018, dopo un iter giudiziario travagliatissimo. Sedici anni per arrivare ad una sentenza in secondo grado. E se si prende a prestito le parole di Montesquieu - giustizia lenta non è giustizia - c’è poco da dire.

Il processo bis aveva preso il via il maggio del 2022 dopo il ricorso presentato dalle difese: al centro del fascicolo i fatti di tredici anni prima. Era 30 luglio 2009: Spiniello fu travolto dal crollo di un pilastro durante i lavori di costruzione del Palaffari in una pausa. Quella zona - stabilirono alcune tra le consulente tecniche - era ’insicura’. I nove imputati tra tecnici e imprenditori, di cui due aretini, vennero tutti condannati a un anno e 4 mesi di reclusione per omicidio colposo aggravato (pena sospesa): le attenuanti prevalenti sulle aggravanti. Ma il processo si arenò anche dopo il primo grado.

Si rivelò subito un un caso di giustizia lumaca: tre anni e mezzo se ne erano andati prima del rinvio a giudizio (gennaio 2013), altri cinque per il processo di primo grado (marzo 2018), e ulteriori quattro per la fissazione (maggio 2022) del processo d’appello davanti alla Corte fiorentina. Secondo l’accusa – lo scavo sarebbe stato effettuato senza rispettare le norme di legge, in particolare con una pendenza superiore a quella prevista di 65 gradi e senza le armature di protezione che avrebbero dovuto impedire gli smottamenti del terreno.

"Il lavoratore, stando al di sotto del plinto, si trovava in una zona particolarmente pericolosa a svolgere un’attività lavorativa. Tale area, essendo soggetta a pericoli di smottamento e crolli, avrebbe dovuto essere interdetta ai lavori se non prima adeguatamente protetta", stabilì il consulente della procura. Versione che - in attesa delle motivazioni - è stata ribaltata dai giudici di Firenze. Sedici anni dopo i fatti.