
Roberta Mazzuoli, 48 anni, morta dopo l’anestesia venerdì scorso
Alcuni interrogativi potrebbero avere una risposta già nelle prossime ore. È il giorno dell’autopsia sul corpo di Roberta Mazzuoli, la 48enne di Abbadia San Salvatore (Siena) che venerdì scorsa è morta dopo l’anestesia al San Giuseppe Hospital di Arezzo. Si sarebbe dovuta sottoporre a un intervento chirurgico ad un occhio: un’operazione di routine che però non è mai iniziata.
A distanza di sette giorni, stamani, verrà conferito l’incarico al professor Mario Gabbrielli dell’università di Siena che effettuerà l’autopsia sul corpo della donna. All’esame si accompagnerà anche una maxi perizia affidata al professor Vittorio Pavoni primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale di Prato. Questi i professionisti scelti dalla procura di Arezzo ma all’orizzonte si intravede una vera e propria guerra di perizie, dove ognuna delle parti in causa nominerà un tecnico di riferimento: e ognuno smentirà l’altro, come accade in questi casi.
E infatti c’è da aspettarsi che i tre anestesisti che mercoledì hanno ricevuto l’avviso di garanzia faranno le loro nomine, scegliendo altrettanto professionisti che potranno supportare la loro causa. Ed è proprio per questo che l’iscrizione al registro degli indagati, per omicidio colposo, in questo momento - più che il frutto di indizi di responsabilità - rappresenti un atto di garanzia nei loro confronti visto che permette ai tre specialisti di partecipare all’esame autoptico. Si tratta dei tre medici in anestesia che hanno seguito il percorso di Roberta: cioè chi ha fatto gli esami prima dell’ospedalizzazione; il collega anestesista che era in sala prima che iniziasse l’intervento; e lo specialista, il terzo, che è arrivato quando la situazione stava precipitando. Si tratta di A. M., 71 anni, di Siena; L.L, 58 anni, di Roma e F.G., 77, di Firenze.
La famiglia di Roberta, a partire dal compagno Lorenzo e dal figlio di 16 anni, chiedono discrezione e rispetto fermo restando il loro impegno per far luce sulla vicenda. Per questo dopo aver sporto denuncia e querela ai carabinieri di Abbadia San Salvatore si sono affidati all’avvocato Cristian Rosa che seguirà il fascicolo insieme al consulente Massimiliano Bartolacci dello Studio 3A-Valore spa, società specializzata a livello nazionale nel risarcimento di danni. Anche i familiari hanno scelto i loro periti: si tratta del medico legale Sergio Scalise, già consulente nel caso di Helenia Rapini per la famiglia, e dell’anestesista Antonio Galzerano.
Il cronoprogramma di oggi scandisce tempi precisi. Alle 9 ci sarà il conferimento dell’incarico ai professionisti, in procura, e alle 11 prenderà il via l’autopsia. L’esame durerà diverse ore, circa tre, e non è detto che possa fornire risposte limpide sin da subito. Il professor Gabbrielli ha già preso visione dei documenti sequestrati in clinica, a partire dalla cartella medica, ma potrebbe chiedere più di sessanta giorni per trarre le sue conclusioni. Forse novanta. Potrebbe trattarsi infatti di un’autopsia, che in gergo si dice muta, cioè che potrebbe non sciogliere tutti gli interrogativi sulla morte della donna. Anche perché magari ci potranno essere degli esami sui campioni che per ovvi motivi non si esauriranno nella giornata stessa.
Sarà comunque il primo passo cruciale per mettere i primi puntini sulla i sulla tragedia del San Giuseppe Hospital: si è trattata di una fatalità oppure Roberta è morta per omissioni, negligenze e imperizie? Oggi dalle Scotte arriveranno le prime spiegazioni.