
Oroarezzo rappresenta un passaggio cruciale nel calendario fieristico Al Palaffari si attendono i buyers
"L’incontro di oggi è stato importante perché ha dimostrato un’attenzione reale da parte del governo verso i distretti produttivi. Il nostro, quello orafo di Arezzo, è da sempre vocato all’export e abituato a confrontarsi con i mercati globali. Ma oggi la situazione è davvero difficile". A parlare è Giordana Giordini, presidente degli orafi di Confindustria Toscana Sud, dopo l’incontro con il sottosegretario agli Affari esteri, Giorgio Silli.
Il tema? Dazi, crisi internazionale, nuove rotte per l’export. Il mercato americano, da sempre centrale per l’oro aretino, si è praticamente bloccato. "Dopo l’introduzione dei dazi dell’amministrazione Trump, tutto si è fermato. Ma il problema è diventato globale: l’incertezza ha colpito tutti i mercati, l’oscillazione del prezzo dell’oro ha creato ulteriore instabilità. Solo la settimana scorsa è salito fino a 98 euro al grammo, poi è sceso di 5 euro. Questo blocca le vendite e rende tutto più complicato". Giordini non nasconde la preoccupazione.
"La concorrenza sleale è un altro nodo: alla Turchia, nostro diretto concorrente, è stato applicato un dazio solo del 10%. Così è impossibile competere. Noi chiediamo che ci sia una uniformazione dei dazi, e soprattutto che vengano calcolati solo sul valore aggiunto della manifattura, non sul prezzo pieno dell’oro, che è una materia prima e come tale non dovrebbe essere tassata".
Durante l’incontro, il sottosegretario Silli ha provato ad allargare lo sguardo: ha parlato di mercati in crescita a doppia cifra come l’America Centrale, l’Asia centrale, la Guyana Britannica. "È vero - ammette Giordini - ma questi sono mercati che non hanno ancora una forte capacità di acquisto. Alcuni, come Panama, li frequentiamo da anni. Il mondo è grande, ma per chi esporta è anche piccolo, perché siamo già arrivati quasi ovunque". Nonostante tutto, la speranza non manca. "Sappiamo che non esistono soluzioni dall’oggi al domani. Servono investimenti, prodotto, tempo. Però la fiera OroArezzo che apre il 10 maggio può rappresentare una boccata d’ossigeno. Ieg ha lavorato molto per l’incoming dei buyers: ci auguriamo che arrivino davvero e che abbiano voglia di acquistare".
Intanto, nel distretto la situazione resta grave: "Molte aziende sono ferme, la cassa integrazione è già partita. Ma noi non molliamo. L’attenzione del governo e gli strumenti come Simest, Sace, Ice possono aiutarci a uscire da questa fase. Noi faremo la nostra parte. L’importante è arrivare vivi e salvi alla fiera, e poi a giugno a Las Vegas, per capire davvero in che direzione sta andando il mercato".
Giordini conclude con un filo di ironia e tanta determinazione: "Per adesso, teniamo duro. Ma servono risposte. Subito".
Gaia Papi