LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Balliamo sull’altalena dell’oro. Il prezzo al grammo su del 22%. Ma continua a trainare l’export

La crescita del 2024 è senza precedenti, la spinta prosegue anche dopo la fiera di Vicenza. Ora alle oscillazioni dei costi si unisce il brivido dei dazi Usa: sale l’effetto della Turchia.

La "febbre" dell’oro fa schizzare il termometro. E la febbre in un anno è salita oltre il 22 % nei prezzi in euro, un punto in più (23%) in dollari statunitensi. È l’andamento registrato nel 2024 sulla base delle quotazioni pubblicate dal World Gold Council.

Un’altalena che ogni giorno diventa il "tormentone" di chi compra metallo grezzo per trasformarlo nei gioielli e nell’oreficeria che girano il mondo, trainano l’economia aretina, guidano la classifica toscana delle esportazioni e rappresentano oltre un terzo dell’export nazionale. A ottobre un grammo d’oro costava 76,5 euro, oggi (quotazioni a ieri pomeriggio) oscilla tra 87,8 e 87,9, sfiorando perfino quota 88 euro. E l’impatto sugli ordini delle aziende pesa, insieme alle variabili internazionali: l’incertezza dei mercati, gli scenari geopolitici attraversati dai conflitti e l’ombra dei dazi che il presidente Trump annuncia anche per gli scambi commerciali dell’Europa con gli States. Il prezzo del metallo prezioso continua la sua marcia sulla "giostra" delle variazioni giornaliere, ormai l’incubo con il quale gli imprenditori la sera vanno a letto e si risvegliano al mattino. Incertezza: è la parola che ogni imprenditore non vuol sentire, è la chiave che inceppa il meccanismo produttivo perchè complica la programmazione del lavoro.

Tuttavia l’oro di Arezzo traina l’export nonostante i rimbalzi della materia prima sui mercati finanziari, le guerre nello scacchiere mediorientale e pure alle porte d’Europa. L’instabilità del metallo è speculare a quella degli ordini. Che ci sono ma non decollano alla stessa velocità di fasi congiunturali più favorevoli.

La Fiera di Vicenza è la prima dell’anno, quella che in qualche modo "comanda" l’andamento degli ordini per le aziende e più in generale, rappresenta il termometro col quale si misura la "febbre" dell’oro e il trend dei fatturati. Snodo strategico per capire che anno sarà. E il fatto che gli imprenditori siano tornati da Vicenza col trolley pieno di ordini, addirittura con numeri che non si vedevano dagli anni Novanta, è un dato si per sè incoraggiante, dopo la chiusura del 2024 improntata a un rallentamento degli ordini.

Certo è che seppure sull’altalena del prezzo dell’oro, il distretto aretino continua a produrre gioielleria e oreficeria richieste da Oriente a Occidente. Nel 2024 la gioielleria e oreficeria è tornata ad essere la prima voce dell’export provinciale, dopo una crescita eccezionale che è proseguita anche nel terzo trimestre (+86,3%) e che porta il bilancio dei primi nove mesi a +119% con un contro valore pari a oltre 5,3 miliardi di euro.

Va detto che sul trend dell’export c’è il fattore Turchia a incidere per una buona quota (da fine 2023 il mercato turco è esploso e le esportazioni tra gennaio-settembre 2024 si sono attestate a poco meno di 3,2 miliardi di euro con una crescita del 641,3% rispetto al 2023): un exploit collegato da un lato a una maggiore rilevanza di Ankara come hub di transito per i paesi del Medio Oriente e dell’Asia centrale, dall’altro ai vincoli doganali e fiscali attivati dalle autorità turche sull’importazioni dell’oro come materia prima.

Ma resta il dato del valore del distretto aretino, il più grande d’Europa, che rappresenta una potenza di fuoco. Nonostante l’altalena degli euro e dei dollari al grammo.