Salvatore Mannino
Cronaca

Bancarotta Bpel, prestito all'imprenditore in odore di mafia

Garantito da Alberto Rigotti per un campo da golf. Altri 15 milioni in fumo col finanziere. Il titolare della Sicily House è per gli inquirenti legato al boss Messina Denaro

Alberto Rigotti

Arezzo, 10 gennaio 2020 - Da solo è costato a Banca Etruria una quindicina di milioni. Tutte sofferenze accumulate dal gruppo Abm Network che faceva capo allo spregiudicato finanziere trentino con base a Milano Alberto Rigotti, che occupa un posto fondamentale nella storia di Bpel perchè fu lui col suo voto (l’ottavo) a decidere della defenestrazione del vecchio padre-padrone Elio Faralli in favore di Giuseppe Fornasari.

Ma di questo capitolo si riparlerà in un’altra udienza del maxi-processo per bancarotta, che adesso invece si occupa dei finanziamenti allegri andati all’uomo d’affari e alle società che a lui facevano capo. Solo Abm, però, perchè di Hevea, altra sigla che vede l’intreccio con il finanziere rosso Vincenzo Consorte e anche di Energiambiente, nata dalle ceneri dell’aretina Saico, si tornerà a discutere in un secondo momento, come spiega il Pm Angela Masiello, che si è occupata dl questo filone.

Rigotti, del resto, è personaggio colorito, che non esitava ad attingere alle casse di Etruria, anche quando era membro del Cda, come ad un bancomat. Ci sono fidi concessi in un giorno, altri in due. Più facile che con la carta grazie alla quale le persone normali prelevano al massimo 500 euro nelle 24 ore.

Non a caso, quando il finanziere trentino sarà già uscito dal Bpel, si troverà coinvolto nel crac della catena di free press E-polis, rilevata dall’imprenditore sardo Niki Grauso. Una vicenda che nel 2014 gli costerà anche l’arresto da parte della procura di Cagliari. E fin qui sono affari, per quanto sballati. Ma Rigotti non si faceva problemi neppure a intrecciarne con protagonisti in odore di mafia, come Giovanni Savalle, che gli inquirenti considerano vicino a Cosa Nostra trapanese, destinatario disequestri e misure di prevenzione antimafia, ipotetico tesoriere del boss dei boss Matteo Messina Denaro, la primula rossa dei latitanti.

Bene, è una delle società di Abm a prestare pegno per il finanziamento da un milione e mezzo che Etruria concede alla Sicily House di Savalle (Rigotti socio di minoranza), poi girato alla Mediterranea Spa e destinato alla realizzazione di un campo di golf a Mazara del Vallo. Che cosa c’entrasse una banca del territorio come Bpel con una struttura turistica nella Sicilia più lontana, a sua volta collegata a un resort alberghiero di lusso, è un mistero, ma sta di fatto che Etruria, lo racconta in aula il sottufficiale della Finanza che ha indagato sul filone Rigotti del crac, ci ha rimesso l’intero prestito, garantito peraltro da un pegno incapiente di 850 mila euro.

Titoli di Bpel che il finanziere trentino acquista con il finanziamento della stessa banca. In pratica una partita di giro. Ed è solo una piccola parte dei vorticosi giri di società e di denaro che l’uomo delle Fiamme Gialle ricostruisce al processo, per un totale che è appunto dieci volte superiore ai soldi andati perduti a Mazara del Vallo. Di mezzo ci sono sigle come la Valore Editoriale, sempre legata al gruppo Abm, che finirà fallita dopo aver lasciato un’altra stecca a Bpel. E poi ancora altre società che si cedono l’un l’altra i fidi, in un groviglio del quale è difficile districare i fili per i profani.

Nel complesso ne esce quella cifra (15 milioni) che fa di Rigotti (al netto dell’intreccio con Hevea) il quarto o quinto maggior produttore di sofferenze per Etruria, dopo Sacci, Yacht Etruria e San Carlo Borromeo. E non finisce qui, perchè il capitolo di come, grazie ancora ai fidi concessi da Bpel, il finanziere trentino riesce a sanare la sua esposizione con la banca e a votare la cacciata di Faralli non è stato ancora nemmeno sfiorato. E saranno ancora fuochi d’artificio.