SALVATORE MANNINO
Cronaca

Bancarotta Etruria, la difesa Federici attacca "Mai visto un processo con indizi così labili"

Grazia Volo spara a zero sulla requisitoria dei Pm per conto dell’ex Ad di Sacci, che ha lasciato la più grossa sofferenza: 60 milioni. In campo anche gli avvocati di Laura Del Tongo e di tre sindaci revisori: non hanno contribuito al dissesto della banca

di Salvatore Mannino

La miglior difesa è l’attacco. Vecchia tattica di allenatori spregiudicati che al processo per la bancarotta Etruria, giunto ormai al secondo giorno di arringhe per i 24 imputati (64 anni le richieste di pena complessive dei Pm), viene ripresa e riadattata dall’avvocato di Augusto Federici, uno degli accusati eccellenti, sul cui capo grava il rischio di un colpo di scure da quattro anni. Lui, del resto, è l’ex consigliere Bpel che in conflitto di interessi (legittimo quando vengono rispettate le regole) ottenne un finanziamento da 60 milioni per la Sacci di cui era l’amministratore che si è trasformato nella più grossa delle sofferenze di Etruria.

Grazia Volo, famosa legale romana, moglie del giornalista Paolo Liguori, cercà di trarlo in salvo sparando a zero sulla requisitoria dell’accusa: mai visto, io che pure sono specializzata in reati di questo genere, un processo per bancarotta basato come questo su elementi puramente indiziari e oltretutto smentiti dalle risultanze del dibattimento. Non male come affondo contro la procura, che la Volo attacca anche sulla ricostruzione dei fatti: l’acquisto di Lafarge Italia, per la quale Sacci ebbe la serie di prestiti garantiti con ipoteche di grado successivo sempre dagli stessi stabilimenti, era necessario per rimanere sul mercato con dimensioni tali da essere competitivi. Nessuno poteva immaginare che la crisi del 2008 avrebbe fatto crollare il settore immobiliare, lasciando Sacci col cerino acceso. Quindi niente dolo e niente fraudolenta.

E sulla distinzione fra bancarotta semplice, colposa, e dissipazione vera e propria si basa anche la difesa di Corrado Brilli, l’avvocato di tre dei revisori per i quali sono state chieste le pene più pesanti, da 3 anni e 4 a 3 anni e 2 per Mario Badiali, Saro Lo Presti e Franco Arrigucci. Hanno sulle spalle una quindicina di capi di accusa, anche se nella forma della bancarotta più leggera,colposa, dalla quale Brilli prova a discolparli con elementi fattuali e di diritto.

Di scena anche Luca Berbeglia, difensore di Laura Del Tongo, rampolla della dinastia delle cucine che, ricorda lui, all’epoca in cui entrò nel Cda (prima donna) era un’imprenditrice in piena ascesa. Il terzo dei finanziamenti Sacci, quello per il quale è a processo, spiega l’avvocato, non comportò ulteriore liquidità e anzi contribuì forse a limitare le perdite della banca. Si riparte martedì, con una settimana di fuoco. In campo tutti i difensori che ancora mancano all’appello, a cominciare da Daniela Rossi che assiste Alberto Rigotti, recordman delle richieste di pena: 6 anni e mezzo.