Alberto Pierini
Cronaca

Benedizioni "proibite"? Passa il parroco sull'Ape con l'acqua di Lourdes

L'iniziativa domani per San Giuseppe: don Adriano sfilerà con l’altoparlante sotto i balconi di Castiglion Fibocchi. I ricordini li lascerà in edicola e farmacia

Don Adriano Ralli

Don Adriano Ralli

Arezzo, 18 marzo 2020 - «Ho una boccia di acqua di Lourdes: userò quella». Don Adriano Ralli lancia l’offensiva «santa» a cavallo di un’Ape. E’ quella che spesso usa per i suoi spostamenti in paese. Il suo paese, Castiglion Fibocchi. Un pugno di case, cerniera tra il comune di Arezzo e il Valdarno. Da giorni si chiedeva come poter arrivare alla sua gente. E come completare la benedizione delle case, uno di quei riti che nei piccoli centri hanno ancora un peso. Alla fine l’idea: i parrocchiani non possono andare in chiesa? E allora mi sposto io. Sull’Ape naturalmente.

Ma come fa a guidare e benedire in un colpo solo? «Mi fermo, è chiaro: farò tutta una serie di tappe». Si aspetta che la gente lo aspetti: non potrà aprirgli la porta ma almeno potrà stare in finestra, affacciarsi dai balconi, magari mettere qualcosa di festoso appeso. La voglia di far festa, beninteso,non è un granchè neanche dalle parti di don Adriano. E poi tutto sommato è pur sempre quaresima, una delle più toste che anche lui abbia mai conosciuto. La data l’ha scelta sul filo del calendario e forse della «gola».

«Giovedì è il 19 marzo, la festa di tutti i papà: e l’occasione nella quale a Castiglion Fibocchi le massaie fanno le frittelle». Pausa. «Ho paura che quest’anno salteranno». Ma se non può di certo mettersi in cucina a friggere, può invece permettersi di fare il pieno all’ape. «Partirò dalla chiesa, la casa di tutti i castiglionesi: poi da lì andrò verso la Setteponti, viale Europa e le altre stradine».

Beh, del resto in un comune «mignon» non dovrebbe essere difficile arrivare dappertutto. «Voglio benedire la gente, le famiglie: ma mi fermerò anche davanti alle fabbriche ancora aperte, ai pochi negozi che possono continuare la loro attività, all’edicola». Edicola e farmacie alle quali affiderà i classici ricordini dell’«acqua santa»: quelli che il parroco, qualunque parroco, pesca dalla bisaccia dei chierichetti e consegna con l’orgoglio di regalare un piccolo tesoro.

Stavolta non può nè pescare nella bisaccia nè passare i ricordini di mano in mano perché «sua maestà» virus non lo consente. E allora li lascia in edicola. E le offerte, quelle che in genere ogni famiglia fa al parroco? Di quelle don Adriano non parla, se arrivano non le disdegnerà di sicuro ma non è per quello che si è inventato questo tour tra le strade del paese.

«Quando hanno proibito tutto avevo già cominciato il giro delle case: mi è toccato interromperlo e non mi piace». E così dal paese esce allo scoperto: gli era già successo un’altra volta, quando lo avevano chiamato a testimoniare al processo sul caso Martina, per il quale sono stati condannati due dei suoi giovani. Ma se lì sussurrava, stavolta parlerà a voce alta.

«Ho anche l’altoparlante, mi servirà a raggiungere tutti i parrocchiani, con la preghiera e con il saluto». E tre: guida, benedice, recita le preghiere all’altoparlante. Tutto da solo: forse per non impazzire con le distanze di sicurezza.

«Poi tra qualche domenica saranno le Palme: e qualcosa, vedrete, mi inventerò». Forse dei fasci di ulivo lasciati agli angoli delle strade, a disposizione dei fedeli. Naturalmente benedetti: spremendo fino all’ultima goccia la sua boccia dell’acqua santa.