Un secchio di benzina gelata, di quelli che bloccherebbero anche i migliori motori. Una gelata dopo la tregua, che era scattata intorno a Natale, sorta di dono come l’incenso o la mirra. I prezzi erano andati in picchiata: tornati non solo ai livelli di prima della guerra ma addirittura del giugno del 2021. Tutto bruciato in una notte. La notte di Capodanno.
Sono saltati gli sconti sulle accise, le mille tasse che flagellano il carburante perfino da un’altra guerra, quella in Abissinia. E i benzinai ne hanno tirato le inevitabili conseguenze. Le vedete qui a fianco e sono non un tigre ma un topo nel motore. Un balzo vertiginoso. Il diesel che torna a puntare i due euro, la verde che gli sta subito dietro come se ormai fosse scontato pagare più il gasolio della benzina.
Dal primo gennaio lo sconto di 25 centesimi è completamente annullato. Se poi ci metti sopra l’Iva, che in questo caso arriva al 22%, ecco che la zavorra sale a 30 centesimi e qualche spicciolo.
Una mazzata. Il quadro a fianco è chiaro e fotografa non la realtà di Aosta o di Milano ma quella di Arezzo. E potrebbe ancora aggravarsi. Perché la fascia dei distributori più risparmiosi, che pure esistono, è fatta quasi completamente da chi ancora non ha ritoccato il prezzo dall’inizio dell’anno.
E quindi niente di più facile che si possa assistere prima o poi ad un fronte compatto. Con la verde, che nei giorni scorsi superava a fatica il prezzo di 1,6 al litro, a sfondare il muro di 1.8 in stragrande maggioranza. E il diesel ancora sopra, mantenendo quasi dappertutto questa supremazia toccata dopo l’inizio della guerra.
La prova? Ci sono già distributori oltre quota 1.9, tetto abbandonato da quindici giorni e tornato improvvisamente d’attualità. Le conseguenze sul pieno sono travolgenti. Perché per un serbatoio di circa 50 litri, si tratta di passare da una spesa che si era andata assestando sugli 80 euro ad una di 95: a ridosso dei cento. E’ vero: ci sono stati momenti di questa lunga fase critica nella quale la quota 100, termine molto popolare in Italia, era stata superata, arrivando fin oltre i 110. Ma dopo i pannicelli caldi, la stangata ha il sapore della beffa. E forse per questo fa più male.
E non è la sola. Il prezzo al servito è già sopra i due euro. Vabbè, chi è troppo pigro paga dazio? No, perché ci sono anche anziani, persone fragili e chi non si è mai rassegnato al self service. Un aumento di costo legato al servizio è perfino fisiologico ma in questo firmamento di aumenti è oltre ogni immaginazione.
Non solo: c’è il dazio da pagare di chi ha creduto alla scommessa del metano. Il carburante risparmioso, l’unico che da mesi viaggia stabilmente sopra i due euro. Infrangibile, e non c’è neanche la via di fuga del self service che in questo caso non è ipotizzabile. E pensare che il prezzo del greggio è calato, che la materia prima è ben lontana dai livelli raggiunti qualche mese fa. Ora a fare la differenza sono tornate le tasse, quel carosello di accise che si sono consolidate e irrigidite intorno ai numeri dei distributori.
Anche la benzina e il gasolio hanno avuto in fondo il loro ritorno alla normalità dopo l’emergenza. Ma era l’unico che avremmo volentieri evitato tutti.
Alberto Pierini