Arezzo, 28 giugno 2021 - La telefonata al padre si intreccia con i gridolini della figlia di due anni, quella che era stata prelevata al nido dell’Orciolaia dal «nonno» sbagliato. Errore marchiano per il quale l’educatrice e una bidella sono state spostate in via precauzionale: la prima all’ufficio scuola del Comune, parcheggiata in attesa dell’esito dell’indagine interna disposta dal vicesindaco Lucia Tanti, mentre per l’ausiliaria, dipendente di una cooperativa, è stato chiesto a quest’ultima di destinarla a un incarico lontano dalla materna comunale.
Ecco dunque che il babbo, un piccolo imprenditore edile di origine non italiana, mentre racconta la storia, vista dal suo punto di vista, richiama la bimba che gli sta intorno: «Vieni qua amore, vieni che ti abbraccio, vieni insieme a papà».
Un modo per rassicurarla, perchè, dice lui, da quando la piccina è stata prelevata da un anziano col quale non c’entrava niente e riportata al nido solo dopo mezz’ora di panico, lei non è più la stessa, scioccata da questa vicenda troppo più grande di una bambina. «Prima voleva essere indipendente, stare nella sua cameretta, ora è sempre a cercare il contatto con uno di noi genitori. Si sente che ha sofferto quello che è successo, anche se forse non si è resa conto di cosa sia stato veramente».
Quel pomeriggio (giovedì) di un giorno da cani, raccontato dal padre, è semplicissimo e anche carico di pathos. «Sa, io lavoro e mia moglie anche, lei a San Giovanni. Per il nido, cui la bimba è iscritta da quando aveva otto mesi, abbiamo delegato una cugina: ci va lei a ritirarla quando non posso io». E giovedì? «Mi è arrivata una telefonata di questa parente mentre ero in cima a una scala nella zona di San Donato: “Qui dicono che la piccina è venuta a prenderla il nonno“.
Ma quale nonno? Mio padre è morto e l’altro vive lontano, sarebbe stato più probabile vincere al Superenalotto. Allora mi sono fatto passare la maestra: cosa è successo, chi l’ha presa? “Non ne ho idea“, la risposta che mi ha gelato.
Allora sono sceso dalla scala di corsa e mi sono precipitato al Nido». Prima però, il babbo fa un’altra telefonata al 113 della polizia: correte, c’è una bimba che non si trova. «Santa Madonna - si arrabbia adesso lui - ma come si fa a dare una bimba in mano a uno sconosciuto senza neppure segnare un nome su un registro? Consideri anche che a prenderla eravamo sempre andati o io o la cugina. Le maestre ci conoscono bene, come hanno potuto lasciarla a un altro, senza chiedere chi fosse?».
Perchè, visto con gli occhi di babbo, questo è il vero paradosso: «Io non ce l’ho col nonno che non so chi sia, svampito o no che fosse. Ma non riesco a capire come possano avere sbagliato senza farsi lasciare neppure un punto di riferimento, un indirizzo, un’indicazione su dove andare a cercare. La maestra, e le colleghe, erano più terrorizzate di me.
Non sapevano che fare. Io ho conservato più sangue freddo di loro. E dire che pensavo al peggio, temevo il peggio. Mamma mia, mi hanno portato via questa bambina che è tutta la mia vita. E Dio sa quanto abbiamo sofferto, io che ora ho 42 anni e mia moglie che ne ha 37, per averla. Non ci venivano figli, poi è arrivata lei, la gioia della nostra vita, figlia unica».
Dura tutto una mezzoretta, fra le 16 e le 16,30 -16,45. Poi si ripresenta al Nido il «nonno» distratto, forse perchè a ottant’anni è provato dall’età. Dell’errore non si è accorto lui ma il figlio, babbo dell’altra bambina di 4 anni che invece frequenta la vicina materna: «Ma chi hai portato a casa?».
Il padre della piccina scambiata racconta di aver tirato il più grosso sospiro di sollievo della sua vita: «Troppo bello che fosse finito tutto bene dopo quella paura bestiale. Però adesso qualcuno mi deve spiegare cosa è successo. Non è possibile un errore così, non è possibile giocare con la vita degli altri».
Oggi, il babbo ha appuntamento con un avvocato. Vuole denunciare. Intanto, la piccola gli ronza intorno. E lui: «Vieni qua, amore di papà»