Salvatore Mannino
Cronaca

Blitz nell'Eden di vino e moda: arrestati Moretti e il figlio, altri parenti nei guai

"Maxi-evasione fiscale e riciclaggio": scenario pesante dietro le indagini della Finanza. Accusati di aver costruito un sistema fraudolento per la distrazione di fondi

Antonio Moretti

Antonio Moretti

Arezzo, 24 novembre 2018 - La tenuta Setteponti, nella quale da anni producono vini pregiati, in particolare l’Oreno classificato fra i migliori d’Italia, è diventata la loro prigione dorata. Lì, in una splendida villa di Castiglion Fibocchi, alle porte di Arezzo, Antonio e Andrea Moretti, padre e figlio, a capo di fatto di un gruppo che spazia dall’abbigliamento alla vitivinicoltura di qualità, sono agli arresti domiciliari. Accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, all’autoriciclaggio e a una raffica di reati fiscali.

Sotto sequestro le aziende a loro riconducibili, dalla stessa tenuta Setteponti (300 ettari di vigne) al feudo Maccari di Noto (200 ettari), in provincia di Siracusa, che produce un famoso Nero d’Avola, e soprattutto alla Pull Love, noto marchio di maglieria con negozi in franchising sparsi in mezza Italia. Non solo. Il Gip Piergiorgio Ponticelli dispone anche una raffica di interdizioni dalle cariche di società che finiscono col decapitare la famiglia.

Il divieto di ricoprire incarichi sociali tocca alla moglie di Antonio, Luciana Lofranco, erede della famiglia Lebole che guidò un impero delle confezioni, agli altri figli Alberto, Amedeo e Monica, alla moglie di Andrea, Chiara Paghera, e alla sorella del capofamiglia, Giovanna.

Agli arresti domiciliari anche alcuni stretti collaboratori, Marcello Innocenti, ragioniere del gruppo, e Paolo Farsetti, responsabile del settore abbigliamento. Ordinanze cautelari e misure interdittive sono state eseguite ieri mattina dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, che per oltre un anno ha seguito le indagini, coordinate dal Pm Marco Dioni.

I sequestri arrivano a un valore di 25,5 milioni, a fronte di una contestazione di imponibile evaso, fra imposte sul reddito e Iva, per circa 10 milioni. In sostanza, ai Moretti si imputa di aver messo in piedi un vorticoso giro di società dopo il fallimento della prima controllante, Confitalia. Trentaquattro sigle, alcune delle quali a Cipro, in Gran Bretagna, in Romania e Lussemburgo che sarebbero state di volta in volta svuotate, fra mancati pagamenti di tasse e contributi, prelievi per uso personale e dirottamenti all’estero, dove gli arrestati avevano trasferito la residenza, Antonio in Svizzera e il figlio in Gran Bretagna.

Quando una società veniva pilotata al dissesto, è l’accusa, si ricominciava daccapo con un’altra. E visto che i due Moretti ai domiciliari non potevano più apparire in prima persona perché già falliti, entravano in campo gli altri membri della famiglia e i prestanome, ma la regia restava unica, come proverebbero anche le intercettazioni ambientali.

Con i milioni così distratti, gli accusati riuscivano a mantenere un altissimo livello di vita, fatto di auto di lusso, jet personale da nove posti, di base fra Firenze e Perugia, imbarcazione privata. Non a caso, i Moretti sono stati negli ultimi anni non solo figure di spicco della buona società aretina, con cui mantenevano relazioni e legami personali, ma pure personaggi del jet set nazionale.

Alberto è noto per un flirt con la conduttrice Tv Adriana Volpe, fu paparazzata dalle riviste di moda e di gossip una grande festa offerta negli anni scorsi, coi grandi nomi della cronaca mondana. Eppure, il capostipite Antonio si vantava di non avere niente: «Non ho un c...», dice in ufficio, inconsapevole delle cimici che lo ascoltano.

Formalmente, era vero: le cariche ufficiali le avevano tutte i parenti e i prestanome. Non a caso c’è un’altra intercettazione attribuita a Farsetti: «Se devi fare una maialata, falla bene». Almeno finché non ti arriva a casa la Finanza